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Unicredit, Intesa, Mps, Ubi. Come andranno le banche italiane

Le banche sono davvero in ripresa? Sì, ma con qualche riserva. Almeno secondo l’ultimo rapporto sui bilanci bancari stilato dagli analisti di Prometeia. Il contesto macro è ancora complesso e i continui cambiamenti normativi che rendono incerto il dato reale sulla dotazione di capitale che gli istituti devono detenere sono due macigni nel prossimo biennio. E non c’è ripresa economica che tenga.

CREDITO IN MARCIA, MA NON BASTA

La ripresa delle domanda interna insieme all’inondazione di liquidità da parte della Bce farà ripartire il credito. “Ma l’introduzione delle regole di bail-in nel 2016 e la restituzione dei fondi ottenuti con le TLTRO nel 2018 – si legge nel report – comporteranno la necessità di accrescere la raccolta diretta, retail e wholesale, per finanziare i maggiori flussi di credito. Questo determinerà un progressivo aumento dei costi di funding e limiterà la ricomposizione dalla raccolta diretta verso i prodotti di risparmio gestito. Complessivamente, tuttavia, la possibilità delle banche di soddisfare la maggiore domanda di credito dipenderà ancora dalla quantità di capitale in eccesso rispetto ai minimi richiesti dall’autorità di Vigilanza”.

RITORNO ALL’UTILE

Il dato più rilevante contenuto nel report è che le banche, anche grazie alle rettifiche sui crediti, tornano all’utile nel 2015. “Gli utili porteranno il Roe intorno al 4% nel 2018 – scrivono gli analisti di Prometeia – mantenendo un gap ancora significativo rispetto al costo del capitale, oggi superiore al 10%. La fragilità della redditività tradizionale, in particolare, è legata alla rischiosità del credito ancora elevata, con flussi di rettifiche che continueranno a erodere una quota significativa del margine da clientela”. I crediti deteriorati restano un punto dolente: e continueranno a crescere fino a quasi il 24% del credito complessivo. “Il costo del rischio tuttavia si ridurrà dai livelli eccezionali degli ulti anni, pur non scendendo sotto gli 80 punti base nel 2018. Proprio questa riduzione determinerà il rafforzamento del Roe”.

MARGINI IN CHIAROSCURO

Nel 2015 il margine di interesse si ridurrà leggermente dai livelli del 2014 (-1,8%), per effetto del minore flusso di interessi generato dal portafoglio titoli di proprietà (-19,1%). Il margine da clientela invece aumenterà ancora (+5,1%), “per effetto della riduzione della raccolta più onerosa resa possibile dalla liquidità della Bce, ma la crescita non sarà sufficiente per compensare la riduzione sopra descritta”. Il margine da clientela continuerà ad aumentare (+3,7% in media nel triennio), sostenuto fino al 2017 dalla rotazione del passivo “verso forme di raccolta meno onerose e successivamente dall’aumento dei volumi di prestiti in bonis”.
Sul margine da interesse pesa la riduzione del flusso di interessi su titoli soprattutto per via della compressione dei titoli di Stato e dal saldo sui derivati di copertura: “nel triennio di previsione il margine di interesse aumenterà a ritmi modesti (+1,3% media annua) – si legge nel report – raggiungendo i 34,6 miliardi di euro nel 2018, livelli tuttavia ancora molto lontano da quelli del biennio 2007-2008”.

I RICAVI DA SERVIZI E GLI ALTRI RICAVI NETTI

I ricavi non da interesse sono stimati in crescita del 2,5% su base annua. Nel 2015 gli sportelli bancari si sono dedicati alla distribuzione di prodotti di raccolta indiretta (fondi comuni, gestioni patrimoniali e prodotti assicurativi), “incontrando le esigenze della clientela, più propensa alla gestione professionale del risparmio, e sostenendo i margini reddituali. Le commissioni nette cresceranno di oltre il 7% su base annua grazie ai ricavi da risparmio gestito e in particolare ai fondi comuni”. I ricavi relativi ai servizi di gestione della liquidità risentono, ancora, della bassa operatività di famiglie e imprese e di una maggiore pressione concorrenziale che favorisce l’offerta di strumenti a costi più contenuti per i risparmiatori.
“La crescita dei ricavi da servizi rallenterà nel triennio 2016-2018 (+4% circa medio annuo) per effetto del minor contributo dei ricavi da gestione e intermediazione del risparmio – si legge ancora nel report – In particolare, i ricavi da risparmio gestito risentiranno del minor apporto della raccolta netta in fondi comuni, e di minori flussi netti in gestioni patrimoniali. Anche i ricavi da distribuzione di prodotti assicurativi, dopo l’accelerazione stimata per il 2016, rallenteranno insieme alla raccolta”.

IL CONSOLIDAMENTO NON BASTA

“Il processo di consolidamento del settore, facilitato anche dalla riforma delle banche popolari (e di credito cooperativo), nel medio periodo ne muterà l’attuale assetto e consentirà sinergie di costi con effetti positivi sulla redditività”. Ma non sarebbero in grado, secondo Prometeia, di portare livelli di redditività sostenibili nel lungo termine, in quanto spingerebbero il Roe del settore solo al 4,3% nel 2018. Il miglioramento della redditività dovrà quindi passare anche attraverso la riduzione dei crediti deteriorati negli attivi che “dovrebbe attivare nel medio periodo un circuito virtuoso tale da ripristinare una capacità di assumere rischi coerente con la ripresa del ciclo del credito”. Infine, anche l’accelerazione del processo di revisione dei modelli di servizio andrebbe nella direzione di rafforzare la redditività prospettica. “Il canale bancario perderà quote di mercato sulla raccolta in strumenti di risparmio gestito”, conclude il rapporto.

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