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Renzi e il referendum

Alla conferenza stampa di fine anno, Matteo Renzi ha parlato con i giornalisti per oltre due ore. Ci sono state tante cose interessanti. Una su tutte la questione del DDL Cirinnà sulle unioni civili con Stepchild Adoption. Molta prudenza da parte di Renzi, ma anche determinazione per una battaglia sui diritti.

Per quanto riguarda la questione delle riforme invece, non mi è piaciuta l’idea di legare il successo del Referendum o il suo fallimento, al suo successo o insuccesso personale.

Avevo scritto già tempo fa, credo agli inizi del 2014, che quello che Renzi stava facendo era di legare la vita del partito a doppio filo alla sua esperienza politica. Ma il PD, come ho sostenuto e sostengo, ha strutture che restano mentre le leadership passano.

In questi due anni è stato concesso, da parte di elette ed eletti PD, molto, forse anche troppo. Non è un bene che ogni cosa, in positivo o in negativo, venga ricondotta esclusivamente al successo o all’insuccesso del leader. Questa è una patologia nota, Colin Crouch ne parlò nel suo “Postdemocrazia”.

Legare poi le questioni costituzionali, per loro stessa natura generali e inclusive, a cose particolari o particolaristiche è un errore politico grave.

Che l’eventuale fallimento dei referendum sia un segnale di fallimento dell’azione del Governo e di Renzi è palese, non c’è bisogno né di specificarlo né di far passare il messaggio: votate sì alle riforme per non mandare a casa il governo.

Per quanto mi riguarda valuterò serenamente il tutto e voterò, a prescindere dal fatto che il Governo possa essere promosso o bocciato e spero che anche le italiane e gli italiani vorranno fare altrettanto. Anche del PD. Votando secondo coscienza e per convinzione.



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