Se ne va un altro della cui presenza, nella campagna per la nomination repubblicana, molti elettori americani non s’erano mai accorti: l’ex governatore di New York George Pataki, l’uomo in carica l’11 Settembre 2001, si ritira. L’annuncio l’ha dato lui stesso il 30 dicembre, con uno spot diffuso dalla Nbc nello Iowa e nel New Hampshire e pubblicato sui “social media”, dopo avere anticipato l’intenzione ai suoi sostenitori: “Sono sicuro – ha detto – che sapremo eleggere la persona giusta, che sappia tenerci uniti e che capisca che i politici sono al servizio del popolo”.
Pataki è il quinto candidato repubblicano a uscire di scena prima dell’avvio delle primarie. Ne restano 12. Prima di lui, hanno abbandonato nell’ordine l’ex governatore del Texas Rick Perry, già candidato alla nomination nel 2012 senza successo; i governatori del Michigan Scott Walker e della Louisiana Bobby Jindal; il senatore della South Carolina Lindsey Graham.
Governatore repubblicano per tre mandati dello Stato più popoloso dell’Unione – e uno dei più democratici -, dal 1995 al 2006, Pataki, 70 anni, centrista, in corsa da maggio, era in difficoltà nella raccolta di fondi e non è mai riuscito a qualificarsi per uno dei dibattiti fra candidati repubblicani in diretta televisiva.
Della sua campagna, resteranno affermazioni largamente condivise dai repubblicani moderati: “Donald Trump non è qualificato per essere presidente degli Stati Uniti”, “è il candidato NonSoNulla del XXI Secolo” e “non può ottenere la nostra nomination” – il che non gli impedisce di essere, per ora, in resta alla corsa -. L’impatto del ritiro di Pataki dovrebbe però essere limitato: ha ben poco sostegno da ridistribuire, né ha dato appoggio a un altro candidato. John Kasich, governatore dell’Ohio, si sarebbe già fatto avanti – riferisce l’Associated press – per ottenere sostegno da uomini dello staff di Pataki nel New Hampshire.
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