Donald Trump ci ricasca, a ripetizione. Forse perché l’attenzione dei media gli è stata meno incollata addosso nelle ultime settimane, il magnate dell’immobiliare se la va a cercare insultando chi lo critica o i suoi rivali. Ha fatto la parodia di Serge Kovaleski, giornalista disabile del New York Times, durante un comizio in South Carolina; e il quotidiano ha reagito definendo “scandalosa” la scenetta messa in atto dal candidato repubblicano, mulinando le braccia e facendo smorfie. E, dopo l’ultimo dibattito fra gli aspiranti alla nomination repubblicana, dove era stato meno mattatore del solito, aveva menato fendenti e insulti a destra e a manca in un comizio nello Iowa, comparando a un pedofilo Ben Carson, l’ex neurochirurgo nero che gli sta vicino – e talora davanti – nei sondaggi. Carson ha replicato senza scomporsi, invitando “a pregare” per chi lo insultava.
Kovaleski soffre di artrogriposi, una contrattura articolare multipla congenita. Questa la vicenda: Trump aveva citato una notizia uscita sul Washington Post intorno all’11 settembre 2001, a proposito di un certo numero di persone che sarebbero state viste festeggiare a Jersey City il crollo delle Torri Gemelle, parlando di “migliaia e migliaia di persone in festa”. Kovaleski, che all’epoca contribuì all’articolo, gli aveva contestato che “nessuno aveva mai parlato di migliaia, né tantomeno di centinaia, di persone esultanti”. Trump, allora, durante un comizio, ha preso in giro il giornalista: “Povero ragazzo, dovreste vederlo”, ha detto sul podio, muovendo a scatti le braccia e tenendo le mani chiuse ad artiglio. “La cosa peggiore è che non mi ha sorpreso scoprire che potesse arrivare così in basso”, è stato il laconico commento di Kovaleski, mentre un portavoce del Nyt ha definito “scandaloso che Trump metta in ridicolo l’aspetto di uno dei nostri giornalisti”.
Nei confronti di Carson, invece, Trump ha rispolverato un episodio spesso rievocato dal diretto interessato: a un certo punto della sua difficile infanzia, il piccolo Ben avrebbe cercato di colpire un uomo con un coltello da caccia, senza riuscirci, ma pentendosene all’istante e abbracciando da allora la fede cristiana fino a divenire un fervente seguace della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Trump ha prima affermato di non crederci (“Quanto stupidi bisogna essere per bersi cretinate del genere?”) e ha poi usato la vicenda come prova della “devianza” del rivale. “Se uno è patologico non esiste cura, e se uno è pedofilo nemmeno, non lo si può fermare!”. La replica di Carson è stata serafica, secondo quanto riferito dal suo portavoce Armstrong Williams: “Pregate per lui”, “È triste vedere qualcuno che implode davanti ai tuoi occhi…”. L’ex neurochirurgo ci sarebbe rimasto male soprattutto “perché a lui mister Trump piace molto”.
I due episodi sono valsi a Trump la solita tempesta di critiche sui “social media”. Ma quelle, lui pare quasi cercarle.
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