Peggio Donald Trump di Voldemort: parola di JK Rowling, la creatrice di Harry Potter e del suo antagonista, il detentore della magia oscura, il capo dei Mangiamorte. “Voldemort non è mai stato così malvagio”, ha twittato la scrittrice: un voto perso, ma poco importa, perché la Rowling è britannica. Ad accostare la figura del cattivo della letteratura a quella del magnate dell’immobiliare sono stati i social, dopo che il battistrada repubblicano nella corsa alla nomination alla Casa Bianca ha inanellato un trittico mozzafiato.
Trump vuole chiudere internet e vietare ai musulmani l’ingresso negli Usa, oltre che imprigionare per 18 mesi i rifugiati, giusto il tempo d’accertarne l’identità. La drammaticità delle cronache dell’ultimo mese, dalle carneficine di Parigi alla strage di San Bernardino, avevano un po’ oscurato lo showman e il suo sodale Ben Carson, i due campioni della ‘antipolitica’, che non avevano però smesso di spararle grosse, mentre nei sondaggi Trump tornava in testa scavalcando Carson e, fra i politici di mestiere, avanzava Marco Rubio, senatore della Florida.
Adesso, però, magari indispettito perché gli americani si fidano più di Hillary Clinton che di Donald “il rosso”, per via della bazza di capelli, come comandante in capo nella guerra al terrore, Trump s’è ripreso in pieno la scena.
Prima la proposta di mettere in galera i richiedenti asilo per 18 mesi per controllarne le credenziali: roba che i tempi italiani, del resto attenuati dal fatto che tutti se la filano alla siriana, senza aspettare che le procedure siano espletate, parrebbero d’improvviso celeri. Poi, il divieto d’ingresso negli Usa ai musulmani, con tutto un corredo di proteste e d’ironie. E ora l’ideona: per frenare il reclutamento sul web del sedicente Stato islamico e sventare ogni minaccia, basta chiudere internet. Attenzione, però: lo showman, se mai arrivasse alla Casa Bianca, non intende procedere alla leggera: prima, ne parlerebbe “con Bill Gates e con un certo numero di persone che davvero comprendono quanto sta avvenendo”, ammesso che comprendano quello che dice lui.
“A causa di internet sono morte diverse persone”, dice Trump, che vuole chiuderlo “in alcuni posti”. “Certo – riconosce -, qualcuno si lamenterà: “Oh, la libertà di espressione”, ma si tratta di idioti. C’è molta gente idiota”: una sortita chiaramente non indirizzata all’elettorato istruito e intellettuale, cui, del resto, il magnate dell’immobiliare non si rivolge mai, La Cnn trova la proposta “senza senso” dal punto di vista etico – equiparerebbe gli Usa alla Cina – e poco realistica, perché gli Stati Uniti non hanno il controllo della rete globale e perché internet assicura servizi essenziali.
L’idea di chiudere internet segue quella d’introdurre un divieto “totale e completo” per i musulmani d’ingresso negli Usa, “fin quando i responsabili della sicurezza non capiranno che cosa sta succedendo”. A parte i soliti dettagli pratici rimasti oscuri – i cittadini americani musulmani che vanno all’estero non potrebbero più rientrare in patria? -, quella sortita ha innescato una reazione della Casa Bianca. Ben Rhodes, consigliere del presidente per la politica estera, l’ha bollata come “del tutto contraria ai nostri valori”, ricordando che la Costituzione sancisce “il rispetto della libertà di religione”. Per il segretario alla Sicurezza interna Jeh Johnson, la misura “diffama i musulmani e renderebbe il Paese meno sicuro”, frustrando gli sforzi di dialogo con la comunità islamica.
E pure esponenti repubblicani hanno preso le distanze, ma c’è chi acconsente, come il senatore del Texas Ted Cruz, uomo del Tea Party. Lo speaker della Camera Paul Ryan, uscendo dal riserbo sulla campagna, ha affermato che Trump “non rappresenta” né il Partito né il Paese e che il suo piano “non è neppure conservatorismo”, perché la libertà religiosa “é un principio costituzionale fondamentale” e “molti musulmani prestano servizio nelle forze armate Usa e muoiono per gli Usa”. Un candidato, il senatore Lindsey Graham, ha definito lo showman “militante dell’Isis dell’anno”: “Ditegli di andare all’inferno”.
Dall’Egitto, responsabili religiosi avvertono che l’appello “estremista e razzista” avrebbe alimentato odio e tensioni nella società americana: “È ingiusto colpire tutti i musulmani a causa d’un gruppo d’estremisti… E non è possibile accusare una religione o un Paese d’essere all’origine di estremismo e terrorismo”. E critiche sono giunte da molti Paesi.
Obama, del resto, non esita prendere di petto Trump, che aveva definito “una delle dichiarazioni più stupide che io abbia mai sentito” il discorso del presidente al Vertice sul clima di Parigi. Parlando alla Cbs, il presidente ha replicato: “Io credo proprio che mister Trump dovrebbe riavvolgere il nastro, o magari citare qualcosa del ciarpame che lui stesso ha detto”. C’è solo l’imbarazzo della scelta: Trump bolla gli immigrati messicani come “stupratori”, mette alla berlina un giornalista handicappato, taccia di “pedofilo” il rivale Ben Carson. Che, dal canto suo, sostiene che le piramidi non sono tombe di Faraoni ma “granai” costruito dall’ebreo Giuseppe e definisce “cani rabbiosi” i rifugiati siriani (salvo poi compiere una missione riparatoria in un campo profughi della Giordania).
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