Il fenomeno politico Podemos si sta sgonfiando? Dopo aver raggiunto il 28% dei consensi in primavera, gli euroscettici guidati da Pablo Iglesias hanno perso parte del sostegno popolare e arrivano alle elezioni del 20 dicembre con circa il 18% nei sondaggi. Gli ultimi giorni il partito è salito di qualche punto, ma se questi risultati dovessero essere confermati non sarà decisivo per la formazione del nuovo governo.
IL M5S ALLA SPAGNOLA
Il messaggio di “rottura con la vecchia politica” di Podemos è molto simile a quello proposto dal Movimento 5 Stelle in Italia, di Syriza in Grecia, del Front National in Francia e di Ukip in Gran Bretagna. Ma la vicenda ellenica ha convinto il partito ad abbassare i toni per non spaventare gli elettori.
Molto simile al movimento fondato da Beppe Grillo, Podemos ha il suo leader in Pablo Iglesias, spesso accusato di non tollerare il dissenso o la dialettica. Iglesias riconosce di essere talvolta arrogante ma – come il comico ligure – sostiene che nella guerra contro la classe politica “corrotta e ladra” questo modo di agire sia l’unico efficace per vincere. Al quotidiano spagnolo El Mundo ha detto che se si vuole “per davvero” il cambiamento, questo non potrà che avvenire alla sua maniera. Sul quotidiano spagnolo si legge: “Venerato da 7mila persone nello storico primo congresso di Podemos, Pablo Iglesias si è proclamato come l’unica persona capace di vincere le elezioni contro il Pp e il Psoe. Chiaro e diretto, l’europarlamentare ha chiuso la porta a qualsiasi soluzione organizzativa con altri portavoce”. “Già vorrei scaricarmi di un po’ di responsabilità – ha detto Iglesias – ma credo che tre segretari generali non vinceranno le elezioni contro Mariano Rajoy e Pedro Sánchez. Uno solo invece sì”.
IL VERTICE DI PODEMOS
Podemos è nato a gennaio del 2014 e da maggio conta su cinque eurodeputati nel Parlamento europeo. Insiste nel dire che l’organizzazione è fondata sui cittadini, che sono il motore di ogni progetto. Ma Podemos ha nei fatti una leadership molto ristretta, basata su pochissimi elementi. Chi sono? Pablo Iglesias (qui il ritratto di Formiche.net), Íñigo Errejón (qui il ritratto di Formiche.net), Carolina Bescansa, Irene Montero e Luis Alegre. Juan Carlos Monedero faceva parte del vertice, ma è stato costretto a lasciare dopo alcuni scandali di corruzione che lo hanno coinvolto.
CHI È PABLO IGLESIAS
Iglesias è nato nel 1978 a Madrid. È laureato in Diritto e Scienze politiche ed è portavoce ed europarlamentare di Podemos. Professore ordinario dell’Università Complutense di Madrid, sul suo profilo Twitter sostiene che “il 25M (Movimento degli Indignados in Spagna), “è stato solo l’inizio. Ora è il momento del cambiamento. Certo che si può!”.
LE LEZIONI POLITICHE DI GAME OF THRONES
“Ganar o morir. Lecciones políticas en Juego de tronos” (Vincere o morire. Lezioni di politica di Game of Thrones) è l’ultimo libro di Iglesias, scritto nel 2014. La popolare serie fantasy, Game of Thrones, è stata fonte di ispirazione del partito. Un po’ come House of Cards per il premier italiano Matteo Renzi, Game of Thrones è il posto “da cui prendere lezioni di politica”, del partito spagnolo con più consenso in questo momento. “In questo libro spieghiamo perché Game of Thrones è molto utile per capire la realtà politica di oggi. Come in Game of Thrones, noi stessi dobbiamo affrontare una situazione complessa senza paragoni, e sentiamo la necessità di fare qualcosa per cambiare questo disastro… Come in Game of Thrones, alcuni uomini hanno la fortuna di nascere in buone famiglie e altri devono guadagnarsi” il proprio futuro, ha evidenziato Iglesias sul suo blog. Iglesias ha anche scritto Bolivia in movimento. Azione collettiva e potere politico con Jesús Espasandín e Machiavelli di fronte al grande schermo. Cinema e politica (2013).
LE CRITICHE DELL’ECONOMIST
I mercati e gli investitori internazionali sostengono apertamente l’opzione Ciudadanos in Spagna. Il settimanale britannico The Economist ha pubblicato un editoriale nel quale chiede apertamente il voto per il partito di Albert Rivera. Tuttavia, dall’estero non arrivano solo elogi. L’anno scorso, invece, la campagna della pubblicazione era contro le proposte di Podemos, perché “notoriamente deboli”, nonostante tra gli ispiratori del programma ci siano economisti come Joseph Stiglitz e Kenneth Rogoff. All’epoca, al centro della politica economica del partito c’era l’uscita dall’euro. Dopo il fallimento greco, invece, quella strada è stata abbandonata.
“PERLE RIVOLUZIONARIE”
Iglesias è anche convinto che il fatto che tv e giornali siano in mano di privati è un attentato alla libertà di espressione. Nei suoi discorsi c’è stato anche un elogio al defunto ex presidente venezuelano Hugo Chávez e alla Rivoluzione cubana, oltre che al diritto dei cittadini di difendersi dallo Stato e ad essere armati: “Noi non siamo un esercito, siamo una specie di guerriglia, ma comunque non vogliamo lasciare i nostri Kalashnikov in casa”.
PROGRAMA DI GOVERNO
Il programma elettorale di Podemos è cambiato più volte nel corso del tempo, ma resta “partecipato”, cioè redatto in base alle proposte inviate dai cittadini. Secondo molti analisti, le proposte economiche del partito si scontrerebbero però con la costituzione spagnola e aumenterebbero la spesa pubblica. Uno degli obiettivi del partito è la creazione di un “sussidio di base universale”: un’entrata percepita dai cittadini (650 euro) per il semplice fatto di vivere in Spagna. Da calcoli dello stesso partito, questo assegno mensile costerebbe allo Stato circa 145 miliardi di euro l’anno. E cosa pensa Podemos di settori come telecomunicazioni, infrastrutture, energia, sanità, alimentazione? Da quando si è presentato alle elezioni europee, il partito ha messo in chiaro che è sua intenzione nazionalizzare le imprese private nei settori strategici dell’economia spagnola.
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