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Spagna, perché i mercati non piangono per Podemos in discesa

Gli investitori stranieri vivono con moderata incertezza il voto del prossimo 20 dicembre in Spagna. Il partito euroscettico Podemos è crollato nei sondaggi, passando dal 28% al 14%. Negli ultimi giorni ha avuto una piccola ripresa, ma non supera ancora la soglia del 20%. Questo trend ha tranquillizzato fondi d’investimento e banche internazionali. Dalla City di Londra, uno dei più grandi centri finanziari al mondo, evidenziano però che Madrid deve ancora applicare alcune riforme economiche per garantirsi la fiducia delle multinazionali.

IL FANTASMA DI SYRIZA

In un incontro tra analisti e dirigenti organizzato dal quotidiano finanziario spagnolo Expansión a Londra, molti soggetti del mondo della finanza hanno detto che l’aumento di consenso nei sondaggi a favore del partito Ciudadanos, e la contestuale perdita di appeal di Podemos e delle sue ricette radicali, hanno rilassato gli investitori stranieri. Per Joaquín Güell, direttore del fondo di investimenti Investindustrial, “sei mesi fa c’era più preoccupazione tra gli investitori internazionali per le elezioni in Spagna… adesso non c’è così tanta irrequietezza perché Podemos ha perso peso nei sondaggi e in Grecia Syriza è scesa a patti con Bruxelles. Secondo i sondaggi, l’alleanza più probabile per formare un nuovo governo in Spagna sarà tra il Partito Popolare e Ciudadanos”.

LA QUESTIONE CATALANA

Un economista di Bank of America Merrill Lynch, Rubén Segura-Cayuela, sostiene chela crescita di Ciudadanos nei sondaggi aumenti la possibilità di un governo riformista dopo le elezioni in Spagna. Se ci sarà un’alleanza tra il Pp e Ciudadanos, i mercati potrebbero accogliere con favore la continuità della politica economica, ma potrebbe aumentare il conflitto con la Catalogna”. Se invece ci fosse un governo di Psoe e Ciudadanos, ha aggiunto l’analista, ci sarebbe probabilmente più incertezza politica, ma si potrebbe aprire un negoziato con la Catalogna.

RIFORME ECONOMICHE

Per il direttore generale di Lloyds e consigliere di Scottish Widows, Antonio Lorenzo, “la Spagna non sta sfruttando come dovrebbe questo periodo di tranquillità dei mercati, arrivato grazie alla decisione della Banca Centrale europea con il Quantitative easing. Dovrebbe approfittarne per fare nuove riforme. Dopo le elezioni la situazione potrebbe diventare più complessa se il ciclo economico cambiasse di nuovo”.

LA SPAGNA COME L’ITALIA?

Irene Otero-Novas, socia di Thesis Energy, ha detto al convegno di Expansión che “dopo le elezioni, la situazione politica in Spagna potrebbe diventare come quella italiana, con un Parlamento molto frammentato. Questo renderebbe non solo difficile realizzare nuove riforme economiche, ma potrebbe anche impedire che quelle in corso possano giungere a compimento”.

INCERTEZZA EDILIZIA

Garantita la tranquillità dei mercati internazionali, ora restano i dubbi sugli equilibri che si produrranno tra le quattro principali forze politiche spagnole: Pp, Psoe, Ciudadanos e Podemos. Le aziende europee che operano nel settore dell’edilizia sperano in un recupero del settore in Spagna. L’ultimo report di Euroconstruct aveva pronosticato una crescita del 2,4% nel 2015, ma tutto sarà fermo fino a che non si conosceranno i risultati delle elezioni. Per il 2016, se la stabilità politica reggerà, l’aumento previsto è del 4,4%.

A FAVORE DELL’ECONOMIA

Il professore di Macroeconomia della IESE Business School, Javier Díaz-Giménez, ha spiegato che il vento sembra soffiare a favore dell’economia spagnola: “Sembra un regalo dei Re Magi; il basso prezzo del petrolio; la svalutazione dell’euro che ha migliorato la competitività delle imprese spagnole all’estero e la capacità di esportazione; il tasso di interesse della Bce che si mantiene insolitamente basso e una maggiore tolleranza di Bruxelles sugli impegni a ridurre il deficit pubblico. Con queste condizioni, che la Spagna non cresca più del 2% nel 2016 è quasi impossibile. Dovrebbe arrivare Pablo Iglesias al governo per rovinare tutto”.


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