E dopo la paura, la tranquillità. Il Front National di Marine Le Pen ha perso in tutte le regioni in cui è andato al ballottaggio. Possiamo tirare un sospiro di sollievo? Sì, ma che duri poco.
Guardando i risultati osserviamo che per sconfiggere il partito di estrema destra della Le Pen è stato necessario fare, qua e là, accordi tra centro-destra e centro-sinistra. In alcune regioni i candidati socialisti si sono ritirati, in altre sono state fatte alleanze diverse, per esempio quelle con i partiti della sinistra. L’esito è che il Front National è il primo partito, senza dubbio. E per sconfiggerlo sono servite coalizioni più o meno fantasiose.
Si dice che era una emergenza nazionale. Non lo metto in dubbio: contento che la Le Pen abbia perso. Ma la guardia deve restare alta e una seria riflessione andrà pur fatta. Anche al ballottaggio il FN ha confermato la sua forza: 6 milioni e più di voti, attorno al 30% e la candidata Marine Le Pen supera il 42% di consensi. Tutto questo a fronte di partiti sfasciati come il PS di Hollande e il partito Repubblicano di Sarkozy. Un segnale d’allarme che deve preoccuparci.
L’astensione si è mantenuta alta, malgrado un recupero rispetto al primo turno importante, ma non è possibile che la mobilitazione, seppur ridotta, avvenga solo al grido: aiuto i fascisti! Mancano consapevolezza, coscienza, impegno civico. Servono credibilità e politiche più coerenti e condivise, da una parte e dall’altra.
Il Partito Socialista francese ne è uscito con le ossa rotte. Non credo si possa dire diversamente. E il motivo non è certo l’attentato di Parigi, ma le scelte non sempre chiare e non sempre condivise di Hollande. Il Partito Socialista francese ha la forza per rimettersi in moto, ma deve riflettere seriamente sulla sua identità.
Che i partiti socialdemocratici tornino ad essere tali: più sinistra, più coerenza, più partecipazione.