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Telecom, che succede fra Recchi, Patuano, Bollorè, Niel e Costamagna

Giuseppe Recchi

L’onda lunga del nuovo corso in Cassa depositi e prestiti si farà presto sentire anche ai vertici di Telecom Italia? È quello che si stanno chiedendo da giorni addetti ai lavori e analisti che scrutano le mosse degli arrembanti soci francesi in Telecom e pure le manovre sotto traccia, tutt’altro che concordate, dei vertici dell’ex monopolista.

Il blitz voluto dal presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, con la conversione delle azioni di risparmio – blitz avallato dal cda ma con mugugni e sbuffi da parte dell’ad Marco Patuano, perplesso su metodo e tempistica della mossa – ha avuto diversi effetti. Ha compattato sulle posizioni di Recchi i consiglieri di amministrazione, frantumando la coesione con l’ad; ha diluito in prospettiva il peso dei francesi di Vivendi di Vincent Bollorè, provocando una sorta di arrocco in ossequio al mantra di Recchi secondo cui Telecom è (e forse dovrebbe essere, secondo lui) una sorta di public company, dunque senza soci forti di comando; ha mandato un messaggio di apertura al governo Renzi, in cui non sono troppi i fan di Bollorè.

Ma nonostante ciò, l’agenda personale di Recchi per il futuro di Telecom non corrisponderebbe del tutto ai piani in cantiere nell’esecutivo. Secondo il Fatto Quotidiano di oggi, il governo vagheggia nuovamente di un ingresso di Cdp presieduta da Claudio Costamagna nel capitale di Telecom per preservare l’italianità della rete e magari per far convergere l’ex monopolista verso un’operazione sistemica con Metroweb per la tanto agognata nuova rete in fibra ottica. Inoltre, scrivono Stefano Feltri e Giorgio Meletti, a Palazzo Chigi e dintorni c’è chi pensa già a un possibile sostituto di Recchi: Paolo Scaroni, ex numero uno di Eni. Sarà vero?

Di certo, notano diversi osservatori, la mossa di Assogestioni contro la richiesta di Vivendi di avere 4 consiglieri nel cda di Telecom va di fatto a sostegno della posizione di Recchi, appoggiata in consiglio anche dai rappresentanti di Mediobanca, che però hanno ormai un rilievo ben superiore al reale peso nell’azionariato. Insomma, la prospettiva di un massiccio ingresso dei francesi nel cda potrebbe creare qualche problema per Recchi. E, naturalmente, anche per Patuano. L’ad, però, secondo quanto scrive oggi il Fatto, e come notato giorni fa anche da Antonella Olivieri del Sole 24 Ore, ha lanciato al governo messaggi indiretti (e forse anche diretti) di una certa disponibilità a discutere insieme su diversi dossier.

In questo scenario, comunque, resta sullo sfondo un’incognita, ovvero una domanda: siamo proprio sicuri che i due scalpitanti francesi nell’azionariato di Telecom, Bollorè e Xavier Niel, siano davvero antagonisti, o comunque non concordi, come dicono? E se, invece, marciassero in verità divisi per colpire prima o poi uniti, passandosi di soppiatto qualche pacchettino di azioni? E davvero Niel, come scrive oggi il Sole, è in contatto con i nuovi vertici di Cdp per trovare la “quadra”?

Ah, saperlo. Ma a queste domande presto dovranno essere i fatti a rispondere.

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