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Tutti i dettagli del piano strategico di Confindustria Lombardia

“Creare benessere sociale”, questo è l’obiettivo del Piano strategico di Confindustria Lombardia “Lombardia 2030” presentato nelle scorse ore dal presidente Alberto Ribolla (nella foto). “La vera sfida è stata capire da dove si potrà generare questo benessere sociale nei prossimi anni. Abbiamo puntato sulla competitività non solo del singolo (quindi dalle imprese) ma dell’ambiente (quindi del territorio). Il nostro obiettivo è di colmare i gap con le regioni più sviluppate in Europa”, ha specificato Ribolla. La strategia individuata da Confindustria Lombardia – che associa oltre 13 mila imprese per un totale di circa 700 mila dipendenti – mette al centro del percorso di crescita e sviluppo il settore manifatturiero “cuore pulsante dell’economia lombarda” e la cosiddetta industria 4.0, agendo su alcune leve prioritarie: la cultura d’impresa, i cluster, la formazione professionale del capitale umano e l’internazionalizzazione.

I QUATTRO FATTORI SU CUI PUNTARE

“Un sistema scolastico zoppicante e la burocrazia dilagante sono tra gli esempi più eclatanti della cultura anti impresa pervasiva in Italia” ne è convinto Ribolla che auspica, in primo luogo, a una maggiore attenzione alla piena espressione della competitività delle imprese. In secondo luogo, l’interazione tra i cluster e la crescita delle industrie regionali potrebbe avere impatto rilevante sull’intera economia lombarda. “Lo sviluppo dei cluster potrebbe generare crescita economica e occupazionale”, ha spiegato il Presidente di Confindustria Lombardia. In terzo luogo, puntare su un’istruzione a due livelli (in classe e sul campo) potrebbe essere il primo passo verso la formazione adeguata dei giovani. “Il successo delle imprese è infatti legato a doppio filo alla qualità dei giovani che si formano nelle scuole”, ha aggiunto ancora Ribolla che infine ha posto l’accento sull’internazionalizzazione: “La strategia proposta nel nostro Piano guarda alla promozione del sistema lombardo consolidando nuove prassi ma anche a un incremento degli scambi con l’estero”.

PRESUPPOSTI

I presupposti di partenza nella redazione del Piano sono stati sostanzialmente due: il primato della Lombardia nel manifatturiero e l’adattamento delle strategie al cambiamento. Come emerso da uno studio effettuato dalla Fondazione Edison, la Lombardia è la regione più competitiva in Italia e tra le più competitive in Europa. Nello specifico, è la seconda regione europea per generazione di Pil; è la prima regione per valore aggiunto industriale tra le NUTS2 e la quinta tra le NUTS1; seconda in termini di generazione di valore aggiunto totale e prima per occupazione manifatturiera; infine, l’export lombardo è un terzo dell’export nazionale e si colloca all’11 posto in una graduatoria con i Paesi Ue. Inoltre, l’economia mondiale ha assunto nuovi connotati, il progresso infatti ha generato un mutamento di territorio e logistica da cui scaturiscono una serie di radicali cambiamenti. “Sta cambiando anche la responsabilità all’interno di questo territorio di riferimento: storicamente il cittadino era al servizio dell’istituzione adesso è il contrario. Esiste infatti un maggiore livello di produttività che deriva dell’interazione con i corpi intermedi del nostro paese” ha detto Ribolla che ha poi aggiunto: “Anche il settore del ‘Medium tech’ si sta sviluppando molto bene, il nostro territorio ha infatti un’ottima capacità di interazione degli strumenti”. Alla luce di questo, si è pensato ad una strategia di crescita in grado di valorizzare i nostri punti di forza, che possa aggirare i punti di debolezza e che possa riuscire a tenere conto dei competitors. “Ci tengo a dire che questo Piano Strategico nasce dalle territorialità. Abbiamo cercato di mettere a sistema gli input che derivano dal territorio. Piccole industrie e giovani imprenditori ci hanno molto aiutato”.

OBIETTIVI MACROECONOMICI

Il Centro studi di Confindustria ha poi fatto una previsione su quello che potrebbe succedere sul mercato con l’attuazione delle strategie proposte. Per compensare il distacco rispetto alle regioni che occupano i piani alti della classifica sarebbe necessario un incremento di circa 110 mila occupati all’interno del comparto manifatturiero entro il 2030. Cioè comporterebbe un aumento dell’11,2% nel settore. Se il valore dell’export crescesse mediamente del 3% fino al 2030, questo genererebbe un aumento dell’1,6% del valore aggiunto manifatturiero annuo e un aumento dell’0,7% del Pil regionale annuo. Tutto questo comporterebbe un aumento del valore aggiunto manifatturiero che oggi è pari al 20,5% e che arriverebbe nel 2030 al 23.8%. Altro cruccio del sistema lombardo pare sia l’occupazione femminile. Sempre nell’ampio orizzonte del 2030, un incremento del tasso di occupazione femminile del 5,9% farebbe crescere il Pil lombardo del 4,1%. Inoltre, se in Lombardia aumentasse il livello d’istruzione medio di tre anni, il Pil regionale sfiorerebbe il 20% entro il 2030. Infine, un amento della forza lavoro per scienza e tecnologia dal 30% al 38% comporterebbe un aumento del Pil regionale del 10,9%. Ha concluso ironico il Presidente Ribolla: “Meno laureati in Scienze della comunicazione e più laureati in Matematica”.


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