Mai come questa volta nel recente passato le proiezioni del voto del 20 dicembre in Spagna sono incerte. Le percentuali nei sondaggi pubblicati dalle principali testate cambiano ogni giorno. Dal 16 dicembre è vietato pubblicarli, ma una pagina web ha deciso di farlo camuffandoli con i prezzi della frutta al mercato, rappresentandoli con colori diversi per ogni “frutta” (partito) e con previsioni sul costo delle “macedonie” (coalizioni).
Le principali forze politiche restano Partito Popolare (Pp) con il 26,2%, Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) con il 21%, Podemos con il 20,4% e Ciudadanos con il 15,9%. Gli euroscettici guidati da Pablo Iglesias hanno sorpassato negli ultimi giorni Ciudadanos, ma negli ultimi trent’anni non c’è mai stata una situazione così varia e incerta.
PATTI DI GOVERNO
Per la politologa spagnola Paloma Román, direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e di amministrazione dell’Università Complutense de Madrid, il risultato è imprevedibile con un elettorato così frammentato e i sondaggi non sono da prendere come certi. Sentita da Formiche.net, l’analista sostiene che, in caso venisse confermata la tendenza degli ultimi giorni, sarà molto probabile assistere a un patto di governo tra il Pp e Ciudadanos: “In campagna elettorale tutti negano, ma è normale. Aprire alla possibilità di un accordo con un altro partito è riconoscere in anticipo la propria sconfitta. Ora non si vuole spaventare gli elettori, ma nessuno avrà la maggioranza per governare da solo”.
LA PARABOLLA DI PODEMOS
Román sottolinea la ripresa del partito Podemos negli ultimi giorni, grazie alla conquista di molti indecisi: “Il fenomeno Podemos è curioso. È nato a maggio del 2014 ed è riuscito a imporsi in una competizione elettorale che viene considerata di second’ordine, le elezioni europee. In un anno e mezzo ha cambiato più volte il proprio programma di governo e ha perso una percentuale importante di elettori per molti inciampi a livello di immagine e di gestione” del partito. Podemos ha guadagnato spazio nelle elezioni municipali, ma la vera prova politica lo aspetterà il 20 dicembre.
EFFETTI DELLA (NON) RIPRESA
“È vero che in tempi di crisi ci si rivolge ad altre opzioni e non a chi non ha soddisfatto le nostre aspettative come cittadini. Rasserena sapere che c’è una via di uscita, un’ancora di salvezza. Il giorno delle elezioni, però, gli elettori si raccolgono nel seggio e non sempre votano il nuovo”, ha detto ancora la Román.
Secondo la politologa, la ripresa dei dati macroeconomici non si rispecchia nelle tasche degli spagnoli e questa situazione sarà un elemento determinante nelle elezioni. “A differenza di quello che dicono, dal 2010 la crisi continua a colpire in Spagna. La povertà percepita e la disoccupazione sono in aumento ed è normale dare la colpa a chi ha governato fino ad ora. Per questo le forze politiche nuove sono molto oggi molto forti”, ha spiegato la Román.
LEGISLATURA BREVE?
L’analista ha anche precisato che la legislatura che nascerà il 20 dicembre potrebbe essere molto debole. Nonostante potrebbe governare grazie agli accordi tra i partiti – come sta succedendo in Catalogna dopo le elezioni del 25 settembre – , l’esecutivo potrebbe avere una vita molto breve. E tra un paio d’anni al massimo, la Spagna potrebbe dover tornare al voto.