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Addio all’ultimo dei Wattman: André Turcat

Per essere uomini bisogna essere inguaribili sognatori. E non ci sono sognatori più grandi degli aviatori. Questa epoca vastasa, perché a ogni whatsapp spegne la riflessione chiudendo gli occhi dell’immaginazione, non omaggia più i figli di Icaro. Giusto qualche giorno fa se n’è andato André Turcat, un nome che evoca il mito, ma che, ai più, non dirà nulla. André Turcat fu il più famoso dei piloti del Concorde. Dopo essersi guadagnato i Campi Elisi con le sue gesta militari nella Seconda Guerra Mondiale e in Indocina, Turcat, soprannominato dai compagni d’arme le Grand Turc, entra nell’aviazione civile e diventa il primo uomo ad aver superato il muro del suono. Di aver fatto di un campo ellittico un campo parabolico. Diventa quindi il principale collaudatore del Concorde, l’aereo che incarna l’istinto dell’uomo: di sfidare i propri limiti e di avere sempre il naso puntato all’insù. Il desiderio che si fa prerogativa, quella di godere della vista infinita di due tappeti tempestati di gemme. Quello sopra il capo, la calotta color turchino del cielo dai bottoni dorati di stelle, e quello in basso più scuro dove ogni lucina è un focolare che ricorda sempre all’uomo impavido alla cloche che c’è sempre un talamo ad aspettarlo. Con tanto di radici.
E’ Turcat a compiere il primo volo con un prototipo del Concorde il 2 Marzo del 1969 ed è sempre lui a inaugurare la stagione del volo supersonico civile il 1 Ottobre dello stesso anno.
Turcat è figlio di quella schiatta di uomini che furono dei Wattman. Roland Garros, Géo Chavez, Saint Exupéry, Otto Skorzeny, Francesco Baracca, Giuseppe Massaferro. Lassù nel cielo non contava il censo, né la gerarchia. Solo quella punta di inguaribile follia che faceva spingere la manetta al fondo, la barra giù in picchiata un instante più a lungo degli altri. Non è un caso che Saint-Exupéry seppe scrivere pagine memorabili sostituendo alla barra, la biro. Non è un caso che André Turcat scelse la discrezione proprio quando nel 2003 scese il sipario sulle gesta del suo figlio più caro. Il Concorde.


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