I biglietti aerei non sono scacce. La polemica sollevata da Buttafuoco riguardo l’elevatissimo costo di un biglietto da Roma a Comiso con il vettore Alitalia – che fu di bandiera – ha avuto un seguito che, passando per la farsa, ha fatto delle tragedia ancora più tragedia.
La Ryanair, la compagnia low cost irlandese, ha infatti preso la palla al balzo mettendo in homepage, accanto al trafiletto del polemista siciliano, la propria offerta super ribassata a 20 Euro sufficiente per portare una provola con massaro al seguito dal Pio La Torre a Ciampino. Ecco fatto. La denuncia, che Buttafuoco aveva preso a pretesto per ribadire quanto drammaticamente sia derubricata dall’agenda di governo la politica del Sud, è stata buttata in marketing da quattro soldi, venti euro giusti giusti.
I biglietti aerei non sono scacce, lo ripeto perché tra gli Iblei non ci poté manco alla Mc Donalds di sfondare perché, appunto, ai modicani il cheese burger, neanche fosse il metro per misurare l’inflazione di ogni paese del mondo globalizzato sottoposto al giochino geopolitico attuato per mano del prezzo del petrolio e quindi del dollaro, non gli piacque preferendogli scacce e buoi dei paesi suoi.
La questione seria è. La Sicilia è come il Museo di Pompei. Sta cadendo a pezzi ed è affidata a una classe dirigente che vale quanto a virtù, quanto gli addetti del Museo cantato da Plinio. Che fanno sciopero impedendo alla bellezza di essere vista. Che appunto la vilipendono impedendole di mostrarsi a chi è disposto a pagare per appagarsi.
Ogni dramma ha il suo fool ed ecco che l’assessore al Turismo della Sicilia – e bisogna ricordarlo che i biglietti aerei non sono scacce – fa la pubblicità della Sicilia su Alitalia. Nel cortocircuito bestiale tra pubblico e privato. Tra business e spreco, vilipendio e subcultura. Capace pure che la straordinaria idea di marketing e comunicazione sia stata pure suggerita da qualche consulente profumatamente pagato. La bestia che dice cornuto all’asino, insomma.
Questo cornutissimo paese che per Renzi finisce a Pompei, vittima innocente come il Palamede di Gorgia raccontato recentemente da Baricco, avrebbe bisogno specie al Sud di un piano coordinato tra governo e settori pubblici dell’economia senza spendere piccioli, ma facendo efficienza dei pochi che ci sono.
Andrebbero attivate rotte Alitalia in modo da massimizzare l’arrivo di turisti in Sicilia secondo una logica coerente con azioni della Regione Siciliana, secondo un calendario di eventi che destagionalizzino le presenze nell’isola. Ad esempio.
E poi, ricordiamoci che c’è tutto un traffico dal Nord al Sud di pendolari, penso ad esempio alle insegnanti di Canicattì che hanno vinto una cattedra a Torino e Milano che oggi, di fatto, girano una parte dei loro stipendi a Ryanair o Easyjet quando invece, dato che sono soldi dello Stato i loro stipendi, potrebbero rientrare nelle casse pubbliche per tramite del vettore che fu di bandiera. Se solo però ci fosse un minimo di analisi e di attenzione di chi in Alitalia decide prezzi e segmenta la domanda. Tenendo anche da conto che alcuni aeroporti forse non hanno molto senso di restare aperti. Pensate al caso di Aosta, un sultanato che quanto a eguali e e sprechi batte in altitudine tutta Nordica pure l’Etna. Perché i biglietti aerei, appunto, non sono scacce.