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“Calendar girls”, un calendario dolceamaro

“Calendar girls” è una commedia dolceamara. Si ride grazie alla brillante interpretazione delle protagoniste, ma resta un sorriso amaro, perché la vicenda parla anche di malattie, di sofferenze e di piccole e grandi malcelate frustrazioni. Una combinazione d’ironia, autoironia e disincanto nei confronti degli altri e della vita, dove il copione e le scenografie essenziali contrastano con i costumi sgargianti dei personaggi femminili, quasi a simboleggiare la loro vivace e frizzante personalità.

La pièce, diretta da Cristina Pezzoli, ed interpretata nei ruoli principali da Angela Finocchiaro, Laura Curino, Ariella Reggio, Carlina Torta, Matilde Facheris, Corinna Lo Castro, è ispirata all’omonimo film del 2003 scritto da Tim Firth, sceneggiatore di “L’erba di Grace” e “We want sex”, a sua volta tratto da una storia vera.

Un gruppo di donne fra i cinquanta ed i sessant’anni, abitanti in un piccolo paese dello Yorkshire, in Inghilterra, e appartenenti al Women’s Institute, una associazione nata nel 1925, e attualmente la più grande organizzazione di volontariato di donne nel Regno Unito, decidono di fare un calendario “senza veli” per beneficenza.

Il marito di una di loro è da poco morto di leucemia e l’intento è quello di comprare un nuovo divano per l’ospedale dove l’uomo è stato ricoverato. Il fotografo consiglia alle donne di mettersi a nudo mentre svolgono le loro attività quotidiane, come fare la marmellata di arance, lavorare all’uncinetto, oppure suonare il pianoforte. Ovviamente sarà un “nudo artistico”, privo di volgarità, e così le protagoniste riescono a superare l’iniziale pudore.

L’idea del calendario è di Chris, la capobanda del gruppo, una Angela Finocchiaro irriverente, svogliata e desiderosa di riuscire, per la prima volta in vita sua, a portare avanti un impegno fino alla fine. Il calendario sarà un vero successo e l’ospedale, con il ricavato delle vendite, potrà sia comprare il divano sia costruire una nuova area per i pazienti.

“Calendar girls” fa beneficenza anche nella realtà, sostenendo l’associazione AIL ed il progetto “le case Ail”, volto alla creazione di case alloggio per i malati ematologici ed i loro parenti.

 


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