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Catalogna, chi festeggia (e chi no) per il ritorno al voto a marzo

La Spagna è in una fase di stallo. Dopo le elezioni dello scorso 20 dicembre, proseguono le consultazioni per la formazione di un nuovo governo. Il Partito Popolare continua, per ora senza troppo successo, la ricerca di alleati per raggiungere la maggioranza. Ciudadanos e Psoe dicono di no, per non fare accordi che possano deludere i loro elettori. Mentre Podemos ha detto ai socialisti di prendere in considerazione la possibilità di una coalizione ad una condizione: concedere ai catalani un referendum sull’indipendenza.

IL NO DELLA CUP

Anche in Catalogna la partita è ferma dopo il voto del 27 settembre. Forse il 6 marzo si dovrà tornare alle urne, ritardando ancora la realizzazione del sogno della secessione. Il proseguimento dei negoziati tra la Cup, il partito di estrema sinistra che non vuole sostenere la rielezione del presidente Artur Mas (qui il ritratto di Formiche.net), e la lista Junts pel Sì, bloccano per il momento la formazione di un nuovo esecutivo in Catalogna.

NEGOZIATI FALLITI

I risultati delle elezioni di settembre per il Parlamento catalano avevano aperto la possibilità di una coalizione a sostegno dell’indipendenza della regione. Basterebbe la somma dei 62 seggi ottenuti da Junts pel Sì e dei 10 seggi della Cup per raggiungere una maggioranza. Ma la Cup ha respinto ieri l’alleanza: non vuole accordi con Mas. Se questa situazione politica non dovesse mutare, l’assemblea dovrà essere sciolta e a marzo si tornerà al voto.

CAMPAGNA ELETTORALE

Il presidente del gruppo parlamentare di Ciudadanos in Catalogna, Inés Arrimadas, è ottimista sul ritorno alle urne. Le nuove elezioni sono “l’opportunità per non dipendere più da Mas”. Arrimadas, si legge sul sito di Rtve, sembra aver già cominciato la campagna elettorale, proponendo il suo partito come “l’opzione necessaria per le riforme di cui ha bisogno la Catalogna”. Al primo posto quella sul finanziamento autonomo.

LA REAZIONE DEI MERCATI

Secondo El Economista, le reazioni degli imprenditori catalani alla decisione della Cup di non sostenere Mas come presidente del Parlamento catalano è un sollievo: “Nuove elezioni possono rappresentare ossigeno e assicurare il blocco del processo secessionista”. Il saltato accordo tra la Cup e Junts pel Sí a favore del processo indipendentista aveva generato molta preoccupazione tra i fondi di investimento internazionali.

LA SOLITUDINE DI MAS

Imprese come Freixenet, Pronovias, Almirall o Kiluva avevano insistito sui rischi di una rottura con il governo centrale spagnolo, spiegando che in questo caso avrebbero portato le loro aziende altrove. Le famiglie di imprenditori Esteve, Rodés, Godó, Grifols e Carulla, da sempre vicine a Mas, hanno preso le distanze dal presidente catalano, negando l’importante supporto economico offertogli per la sua campagna elettorale.

RISCHIO DELOCALIZZAZIONE

Fomento del Trabajo e Círculo de Economía avevano criticato il secessionismo voluto da Mas, perché avrebbe potuto mettere a repentaglio la sicurezza della Catalogna. L’accordo avrebbe anche fermato alcuni investimenti. Molte imprese straniere avevano già ideato piani per traslocare altrove. Il no della Cup, per ora, ha allontanato il rischio di questo scenario.



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