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Che cosa contesto del ddl Cirinnà sulle unioni civili

La diatriba sul testo sulle unioni civili ha una storia e un collegamento che in questo momento sfugge all’attenzione degli attenti analisti molto e perlopiù concentrati sulla adozione del partner dello stesso sesso.

In verità questo ddl è legato alle teorie del gender che chiedono nuovi spazi di diffusione e proselitismo e, purtroppo, li cercano nelle scuole e nelle sedi deputate alla formazione dell’infanzia entrando con la forza in competizione in un ambito che il diritto non ha mai inteso violare. Ai genitori spetta il ruolo educativo e formativo, ma è proprio il pluralismo e la libertà educativa la forza di una società democratica in cui si divulgano le teorie del gender, con una spinta ideologica, interpretando la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.

Nella Convenzione UE del 1950 i si afferma che lo Stato deve rispettare il diritto dei genitori a provvedere all’educazione e insegnamento secondo le proprie convinzioni, ma i sostenitori del gender lo ritengono un principio regressivo, da abbattere da rovesciare con una teoria del liberismo antropologico per i quali i nuovi modelli di relazioni interpersonali sono espressione di libertà. Così la famiglia diventa la nemica poiché si pone come argine in questa incursione e va demolita e sostituita con entità estranee, lontane dall’educazione naturale, tradizionale. I teorici del gender che sostengono il ddl Cirinnà sostengono in contemporanea la grottesca eliminazione del concetto di madre e padre insinuandosi e violando il rapporto riservato tra padre madre e bambino che nessuno ha mai pensato di invadere per diffondere visioni ideologiche della sessualità in opposizione alla volontà e alle sensibilità educative dei genitori.

Quanto poi al rispetto della Costituzione Italiana che Cirinnà pretende di osservare con il suo testo è evidente che le tendenze esaltate dal liberismo antropologico non possono assurgere a valore universale, né tanto meno a valore costituzionale in quanto la pratica della maternità surrogata chiede l’umiliazione della donna e le prospetta, già vittima spesso della povertà, di fare mercato del proprio corpo per soddisfare il desiderio di coppie ricche o egoiste, traendo spunto essenzialmente da valori antropologici cui si ispira cedendo a culture individualiste che possono diventare dominanti.

Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica che è e rimane la dottrina di riferimento italiana di maggioranza è noto che il magistero pontificio degli ultimi decenni ha messo in guardia contro i rischi della teoria del gender che stravolgono l’ordine naturale dei rapporti interpersonali e declassano l’istituto familiare e la sua funzione di crescita e formazione delle nuove generazioni.

In ultima analisi poi compete al legislatore decidere se rispettare o meno il diritto alla verità di chi nasce e il legislatore non è debitore o creditore verso alcuna chiesa o confessione ma lo Stato può far valere le proprie scelte che si misurano sui valori e basi umanistiche e razionali che contrastano comunque con una etica di egoismo sostenendo i più deboli e non concedendo licenze ai più forti.

Per quanto mi riguarda la famiglia è e rimane la fonte della società e un persistente generatore di significato anche quando tutto attorno nella società si disperde.


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