La saga di Rocky è ormai costume. Il personaggio creato da Stallone circa quarant’anni fa continua la sua epopea in questo “Creed” che può essere considerato a tutti gli effetti come un settimo capitolo della saga e non un semplice spin-off. Se ne sono accorti all’edizione 2016 dei Golden globe che ha premiato Sylvester Stallone come Miglior attore non protagonista.
Girato dal quasi esordiente Ryan Coogler (che però si era già distinto con il suo biopic: “Prossima fermata Fruitvale Station”, interpretato sempre da Michael B. Jordan) “Creed – Nato per combattere” racconterà la storia di Adonis Johnson, figlio nato da una relazione extra-coniugale avuta da Apollo Creed. Adonis è un ragazzo difficile con un grande istinto di combattente e la voglia di seguire le orme del padre per esorcizzarlo. Dopo una serie di combattimenti clandestini deciderà di partire per Philadelphia allo scopo di contattare Rocky Balboa, considerato (proprio per il rapporto che lo legò a suo padre) il solo tramite con un passato che ha deciso di affrontare.
Il film, quasi un remake del primo capitolo della saga, può vantare uno strano equilibrio tra tradizione e innovazione ma il baricentro dell’operazione è proprio Sylvester Stallone che ci regala un Rocky anziano e malinconico, seppur contraddistinto dalla consueta ironia di strada.
Certo, l’allenamento non sarà epico come in Rocky 4 e la celebre scena dei settantadue gradini della scalinata di Philadelphia diverrà più tenera e forse amara ma Sly ruba la scena a Michael B. Jordan e i fan del personaggio non potranno rimanere freddi davanti ai nuovi imprevisti, alle nuove battaglie, che il pugile italoamericano dovrà sostenere.