La fiducia dei consumatori, dopo essere calata a dicembre, è salita a sorpresa a gennaio (a 118,9 da 117,7), toccando un nuovo record da quando è disponibile una serie storica comparabile (gennaio 1995) ovvero da almeno 21 anni. Da notare che il miglioramento riguarda più il clima corrente che le aspettative per il futuro, e più la situazione personale degli intervistati che non la percezione del clima economico generale del Paese. In altri termini, l’aumento della fiducia non si basa principalmente sulle componenti più volatili e perciò sembra poggiarsi su fondamenta più solide.
FAMIGLIE FIDUCIOSE
Le attese sulla disoccupazione sono migliorate lievemente (a 1 da 2); sono meno ottimistiche rispetto ai valori toccati nel bimestre ottobre-novembre, ma restano vicine a dei record da quando sono disponibili le serie. In altri termini, le famiglie restano fiduciose che il miglioramento già in corso sul mercato del lavoro possa continuare nei prossimi mesi.
INTENZIONI D’AQUISTO AI MASSIMI DAGLI ANNI ’90
Anche le altre componenti dell’indagine (giudizi sul bilancio famigliare, opportunità attuali di risparmio e di acquisto di beni durevoli) mostrano un chiaro miglioramento nel mese. In particolare, le opportunità correnti di acquisto di beni durevoli, nonché le intenzioni di spesa relative all’acquisto di case e automobili, toccano un massimo dall’inizio degli anni ’90. Ciò suggerisce che la ripresa vigorosa già in corso nelle vendite di auto (+15,7% nel 2015) può continuare, e che i segnali preliminari di svolta sul mercato immobiliare visti negli ultimi mesi potranno rafforzarsi nel corso del 2016.
L’INFLAZIONE CALA
Sia l’inflazione percepita dalle famiglie relativamente agli ultimi 12 mesi che quella attesa per l’anno successivo restano in territorio negativo e anzi scendono ulteriormente: la prima a -25 da -16, la seconda a -13 da -11 (entrambe restano comunque al di sopra dei minimi storici toccati quasi un anno fa). In altre parole, ancora una volta un calo dell’inflazione percepita e attesa dalle famiglie si è accompagnato a un miglioramento della fiducia, il che conferma che i timori deflattivi non stanno pesando sul morale delle famiglie (anzi la bassa inflazione ne supporta il potere d’acquisto).
MA PER LE IMPRESE…
Viceversa, l’indice composito di fiducia delle imprese è sceso per il terzo mese consecutivo a gennaio, a 101,5 da 105,6 di dicembre. Si tratta di un minimo nell’ultimo anno. Il morale delle imprese è calato in tutti i principali settori: in maggior misura nei servizi di mercato (a 106,6 da 113,9) e nel commercio al dettaglio (a 101,9 da 108,8); la diminuzione è più contenuta nella manifattura (a 103,2 da 104,0) ed è solo lieve nelle costruzioni (a 114,6 da 114,8).
IL SETTORE MANIFATTURIERO
In particolare, nel manifatturiero la discesa è dovuta soprattutto a una flessione della produzione corrente (a -11 da -6). Ma anche le altre componenti sono in calo, dalle attese sulla produzione agli ordini (sia correnti che attesi). La diminuzione è più pronunciata per quel che concerne gli ordinativi dall’estero che le commesse sul mercato interno. Da notare anche che, secondo le consuete domande trimestrali sulla capacità produttiva, nel 4° trimestre 2015 il grado di utilizzo degli impianti è salito al 76,9% dal 76,3% del trimestre precedente: si tratta di un valore superiore alla media storica, e di un massimo da 8 anni e mezzo.
2015 ANNO DI RECUPERO PER LE FAMIGLIE
In breve, il nuovo record toccato dalla fiducia dei consumatori conferma che il principale shock positivo che sta guidando la ripresa dell’economia è quello sul reddito disponibile dei consumatori: il 2015 è stato il primo anno di recupero di potere d’acquisto delle famiglie dopo sette anni di fila di contrazione, e nelle nostre stime tale ripresa si rafforzerà nel corso del 2016 (+1,9% da +1,3%). Lo shock al reddito disponibile viene dai risparmi sull’energia, dal recupero in corso dell’occupazione e dall’effetto dei tagli fiscali. Ciò conferma che i consumi privati resteranno probabilmente anche nel 2016 il principale “motore” di crescita dell’economia italiana.
LE INFLUENZE DEL CICLO ECONOMICO MONDIALE
Viceversa, il calo della fiducia delle imprese (tipicamente, un indicatore maggiormente anticipatore del ciclo rispetto al morale delle famiglie) potrebbe essere l’effetto della maggiore incertezza sul ciclo economico mondiale, che può pesare non solo sull’export ma anche sugli investimenti. Peraltro, la correzione riguarda i settori che erano cresciuti maggiormente in precedenza e cioè i servizi e il commercio mentre il manifatturiero è stato meno intaccato e le costruzioni mantengono un trend di ripresa.
UNO SGUARDO AL FUTURO
Nel nostro scenario, il PIL italiano potrebbe mantenere un tasso di crescita di 0,2% t/t a fine 2015 e poi viaggiare a una velocità di crociera di 0,3% t/t nel corso del 2016. Questo profilo è coerente con la nostra previsione di un PIL in crescita di 1,2% in media annua nel 2016 (la stima è più cauta rispetto al consenso e alle principali previsioni ufficiali). I dati recenti per ora non smentiscono questo scenario previsivo, anche se di recente sembra di poter dire che i rischi al ribasso siano aumentati.