Così com’è l’Unione europea e l’Eurozona non funzionano. Considerare la Germania il problema mi sembra darsi un obiettivo fuori fuoco. Dovremo indicare quale Unione desideriamo e se la maggioranza dei Paesi, compresa la Germania, non intendono aprire una trattativa per riformare l’architettura istituzionale necessaria, dobbiamo avere il coraggio di cambiare alleanze di politica estera, per uscire dalla grave impasse in cui il Paese si trova.
Per fare ciò occorre emarginare le élite culturali, economiche, politiche e burocratiche che sono convinte d’avere la virtù di conoscere meglio del popolo ciò che è bene e ciò che è male. Occorre cioè una rivoluzione per ripristinare un corretto svolgersi della democrazia. Per raggiungere questo scopo occorre ripartire da una corretta pedagogia sociale o, altrimenti, emergono sommovimenti sociali e politici come quelli ai quali stiamo assistendo.
Posso stabilire una priorità solo ipotizzando che questa sia la strada da seguire, di cui invece nego l’utilità. L’urgenza che caratterizza ciascuno dei problemi indicati nasce dalle distorsioni dell’architettura europea alla quale occorre porre rimedio; farsi coinvolgere da questo approccio devia l’azione indispensabile per una revisione “costituzionale” dell’Unione europea.
Una banca centrale con obiettivi e strumenti simili a quelli delle principali banche mondiali; un Parlamento dotato di poteri legislativi; una Commissione con poteri fiscali e regolamentari sotto il controllo parlamentare e le scelte di una banca centrale indipendente.
In breve prendere atto che l’Europa intergovernativa è morta quando i Paesi fondatori hanno deciso di accogliere gli altri senza cambiare architettura istituzionale; non prenderne atto è un anacronismo politico.
(testo pubblicato sul quotidiano il Foglio)