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Tutte le pene di Merkel in Germania per i rifugiati

Sono tempi molto difficili per Angela Merkel. La sua politica dell’accoglienza viene minata da più parti. C’è la bavarese Csu, che non manca giorno in cui non la attacca, non le fa capire che se non cambia registro sui profughi, i suoi giorni sono contati. Horst Seehofer, leader dei cristianosociali, ha fatto redigere un documento in cui si mette in dubbio la costituzionalità della politica di accoglienza della Kanzlerin. E per dare più peso all’esposto da presentare prossimamente alla Corte costituzionale di Karlsruhe, ha incaricato della stesura l’ex giudice costituzionale Udo Di Fabio.

Anche sul fronte internazionale le defezioni stanno sempre più intaccando il “yes we can” alla tedesca di Merkel. Non sono solo la Danimarca e la Svezia a chiudersi sempre più a riccio introducendo controlli alle frontiere, ora anche l’Austria ha deciso di porre per quest’anno un limite massimo di ingressi – al massimo 37mila e 500 – anche se poi Vienna cerca di nascondersi dietro a giochi di parole. Il tetto non significa, così fanno sapere dalla Spö, i socialdemocratici che guidano la grande coalizione nel Paese, che il 37501esimo, se avente diritto all’asilo, verrà rimandato indietro.

Merkel però tiene duro anche se l’umore nel Paese sta decisamente virando. I casi di molestie sessuali avvenuti nella notte di Capodanno non solo a Colonia, ma anche a Stoccarda e ad Amburgo, continuano a tener banco nei talk show, così come la domanda principe: ce la possiamo veramente fare a accogliere non solo il milione passa di profughi arrivati oggi, ma anche quelli che arriveranno quest’anno?

Può darsi che tutto questo dibattere, discutere, azzuffarsi venga inteso da Merkel come un processo fisiologico di ogni democrazia che funziona. C’è però una voce che si è levata recentemente contro la sua politica di accoglienza, che forse dovrebbe preoccuparla di più.

Ed è quella della Frankfurter Allgemeine, giornale liberista, da sempre voce dell’imprenditoria tedesca. Sul piano sociale però di stampo conservatore. Tant’è che la FAZ è sempre stato considerato il quotidiano più vicino alla CDU. Ha sostenuto Konrad Adenauer così come Helmut Kohl.

La FAZ è però stato anche il giornale sul quale nel dicembre del 1999 Angela Merkel ha pubblicato la famosa lettera con la quale dava il ben servito al suo padre putativo Helmut Kohl. In quella lettera (seguita agli scandali dei finanziamenti occulti) Merkel sollecitava i compagni di partito a tagliare finalmente il cordone ombelicale che li legava al loro “Übervater” (patriarca).
Ultimamente il rapporto si è però molto guastato. Così si leggeva in un recente articolo del quotidiano Basler Zeitung. L’attenzione del quotidiano elvetico è stata catturata dalla notizia che la scrittrice, premio Nobel Herta Müller ha disdetto il suo abbonamento alla FAZ, con la motivazione che lo stesso si è spostato “troppo a destra” nella questione dei profughi.

E in effetti non c’è giornale tedesco che critichi così ferocemente il corso merkeliano. Il giornale chiede da tempo alla Kanzlerin di indicare finalmente un numero massimo di profughi che il paese è in grado di accogliere. “Questo sarebbe fare politica” scriveva Berthold Kohler, uno degli editori, il 4 gennaio scorso. E poco dopo sempre Kohler suggeriva alla Kanzlerin di dare finalmente ascolto ai fratelli della Csu, secondo i quali il tetto massimo non può superare i 200mila richiedenti asilo. Il titolo di quell’articolo recitava “Istruzioni per l’orientamento”. Ma già qualche giorno dopo, il 9 gennaio, alla luce dei fatti di Colonia, del silenzio che per giorni ha regnato sulle aggressioni da parte di stranieri a centinaia di donne, Kohler da “consigliere-colomba” si trasformava in “squalo” e scriveva: “Nel frattempo è stata eretta una muraglia di tipo cinese. Una muragli non intesa però a proteggere a mo’ di fortezza il paese, ma per evitare di mettere in relazione i fatti di Colonia con la questione dei profughi”, riportava in corsivo la Basler Zeitung (BZ) le citazioni. Solo che “minimizzare” proseguiva Kohler “negare e edulcorare” porta all’effetto contrario di quel che si vorrebbe. Per questo i fatti stessi e poi il tentativo di sottacerli costituiscono “un duro colpo alla politica dell’accoglienza di Merkel. Perché la sicurezza e il futuro della nostra repubblica dipendono massimamente da chi ci portiamo in casa”.

Non sono però stati i profughi a incrinare il rapporto tra FAZ e Merkel, annota sempre la BZ. Già in novembre, in occasione dei primi dieci anni di governo di Merkel, un altro degli editori della FAZ, questa volta Jasper von Altenbockum la definiva: “La Kanzlerin nebulosa”. Von Altenbockum criticava in quell’articolo la decisione presa dal suo governo (allora insieme ai liberali dell’Fpd), di abolire la leva obbligatoria e il ripensamento repentino di Merkel riguardo alle centrali energetiche nucleari, in seguito al disastro di Fukushima. “Quello che è rimasto è una sorta di nebbia, che si è infittita con l’arrivo in massa dei profughi e il ritorno in Europa del terrorismo”.

Certo, Merkel adduce il nervosismo e l’aggressività di Seehofer alla crescita costante di consenso che il partito AfD, di matrice dichiaratamente populista, pare raccogliere tra i tedeschi. E le voci che si levano nel suo partito, la lettera che cinquanta deputati della Cdu le hanno fatto recentemente recapitare e in cui la sollecitano a cambiare rotta, come il nervosismo di una parte del partito che il 13 marzo dovrà confrontarsi con elezioni regionali in tre Länder. E lo stesso vale per Winfried Kretschmann, il governatore Verde del Baden-Württemberg, uno dei Länder che si presenterà alle elezioni.

Merkel potrebbe infine cullarsi nell’idea che tanto, ora come ora, non c’è chi veramente potrebbe prendere il suo posto. Nemmeno il ministro degli Interni Wolfgang Schäuble (in predicato invece di sostituirla, secondo molti media): perché lui stesso tempo addietro ha detto che questa sarebbe stata la sua ultima legislatura, e ancora più importante, perché in un momento così delicato i tedeschi vogliono soluzioni e non passaggi di testimone.

Ma chissà se il dubbio avanzato dalla BZ non ha comunque un fondamento: La FAZ è stato il giornale attraverso il quale Merkel ha dato il “bacio della morte” a Kohl. E se ora fosse la FAZ ad averlo dato a lei?

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