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Perché critico il ddl Cirinnà

L’informazione americana, soprattutto di recente, è molto interessante e soprattutto non censura il pensiero dominante del “prorenzismo a prescindere” che invece pare abbia ammorbato le testate nostrane. Così succede che il 26 gennaio approderà in Parlamento il testo sulle unioni civili, che è difficile non leggere come mercificazione dell’essere umano. Così suggerisco di leggere l’articolo di Cook sul Washington Post nel quale la giornalista parla del suo utero, affittato ad un signore che, in cambio di sperma e di danaro, le ha chiesto la commissione e poi, visto che la prestatrice d’opera si porta in grembo tre gemelli, ne ha chiesto la soppressione di “almeno uno”. Leggetelo e poi pensateci bene.

Mi assumo fino in fondo la responsabilità di essere pubblicamente e personalmente contraria al testo del disegno di legge Cirinnà. Sono convinta che l’affaire politico che contempla l’adozione del partner all’art.5 sia un obbrobrio e una bestialità costituzionale e civile, una svendita del valore della persona. Non mi interessa quello che i vescovi politicizzati vogliono dare o non dare come placet a una legittima manifestazione a favore della tradizione cristiana che contempla l’essere umano come frutto d’amore, ma di unione carnale di una donna e di un uomo.

Se si manifesta contro le leggi che questo governo propone e dispone con una arroganza indiscutibile, varando norme che non mi rappresenta in Parlamento, io altri abbiamo il diritto sacrosanto di manifestare il nostro dissenso nella forma più legittima che la Costituzione dispone.

Non ho bisogno di vescovi piloti o di monsignori catto/comunisti o di imput clericali. Mi assumo la responsabilità, da cittadina libera e forte, delle mie idee e valori di contrastare i provvedimenti dei governi senza invocare la morale cattolica. E’ necessario investire sulla famiglia reale, occupandosi anche di avanzare sui diritti di altri, ma senza soverchiare la natura delle cose terrene. Le varie scuole teologiche hanno inteso l’atto beatificante, accentuandone ora l’aspetto affettivo, identificato nell’atto di amore, ora quello speculativo, rappresentato nell’atto intellettivo.

Sono comunque d’accordo nell’indicare l’inadeguatezza di ogni beatitudine di cui l’uomo può essere capace in questa vita con le sue forze, così da ritrovare solo nella vita futura la realizzazione piena e perfetta della beatitudine. Non intendo polemizzare, ma solo imputare a chi politicizza i temi etici con arroganza e spregio con la ridicola onnipotenza terrena impedendo ad una creatura che è già persona, di crescere in un contesto di differenza di genere e di avere consapevolezza di essere stato merce di scambio comprato al supermercato dell’egoismo, della vanità e della viltà.


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