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Principia, dove punta il nuovo corso di Falcone sul venture capital

Investimenti realizzati, progetti in cantiere e il lancio a breve di un altro fondo. Ecco idee, sfide e ambizioni di Principia Sgr svelati a Formiche.net dall’ad, Antonio Falcone, 46enne romano, studi umanistici, uno che della finanza ha visto tutto, “dal conto corrente al derivato” passando da Banca Sella, a Deutsche Bank a Unicredit, al Fondo pensione degli ingegneri e architetti e infine in Kairos. Due anni fa Falcone è diventato l’amministratore delegato di Principia Sgr, quindi trasformandosi in un venture capitalist.

IL VALORE DEL VENTURE CAPITAL

Di cosa si tratta? Sostanzialmente, investimenti alle nuove imprese, le start-up per dirla con un linguaggio più accattivante. Ma Principia non ha in effetti bisogno di imbellettarsi per giustificare il suo posto nel mercato: perché si tratta del maggiore operatore italiano del comparto e perché in alcuni settori industriali, come il medicale è addirittura l’unico operatore. “Il che non è affatto un bene – dice a Formiche.net Falcone – perché se non abbiamo concorrenti in un comparto fervido com’è quello medicale in Italia vuol dire che l’ambiente non è sano”. E in genere i numeri del venture italiano sono davvero infimi. “Anche questo è un non-senso visto che viviamo in un Paese a forte impronta terziaria con una rilevante quota di pmi, di persone che inventano, ma con poche grandi industrie – afferma Falcone – sono felice dunque che si parli di venture ma mi piacerebbe che se ne parlasse in maniera concreta”.

IL SISTEMA ITALIA

“A volte penso che manchi una cultura italiana al venture capital – continua il manager – Noi siamo ancora legati al mito di Google che nasce con due ragazzi smanettoni in un garage, mentre in realtà quell’azienda è nata grazie a 10 milioni di dollari di venture capital. Non è l’idea in sé che produce ricchezza: se non c’è struttura non c’è impresa”. E bisognerebbe abbandonare anche la convinzione, ancora radicata, che venture capital equivalga a speculazione. “Se uno ha la percezione che significhi mettere i soldi in qualcosa e probabilmente perderli, non ha capito che lavoro facciamo – spiega Falcone – in questo senso è stato più facile per il private equity radicarsi, perché è un fenomeno che è partito nel bull market e si è basato sulla leva finanziaria e sugli spin-off immobiliari. Oggi quel mondo non esiste più, private equity e venture capital dovrebbero essere tornati a fare il loro mestiere di intervenire nell’economia reale, prendere un’azienda, portala in Borsa o farla crescere per farla diventare un pezzo di valore nella catena della produzione. Basterebbe guardare quello che è successo in Francia quando nel 2004 una legge introdusse benefici fiscali alle assicurazioni e banche che investivano tra il 2 e il 3% delle loro risorse in venture capital e private equity: uno sviluppo dell’economia francese eccezionale”.

COME CREARE VALORE

E dunque Principia si pone l’obiettivo di creare valore. Come lo fa? Attraverso la gestione di tre fondi. “Il primo – racconta Falcone – è stato un fondo generalista, ormai in chiusura, dedicato a investimenti in imprese innovative nate grazie alla ricerca accademica o industriale. Il fondo ha effettuato diversi investimenti e disinvestimenti e ha oggi la sola partecipazione di Banzai. Principia Fund si è reso protagonista di una delle più importanti exit della storia del Venture Capital italiano, con la cessione di EOS alla statunitense Clovis nel 2013”. Il secondo obiettivo della Sgr sono state le imprese innovative del centro-Sud Italia, a cui è dedicato Principia II. “Oggi il fondo, interamente investito, ha un portafoglio di circa 20 società – continua Falcone – tra cui Doveconviene che ha da poco concluso uno dei più importanti B-round per una start up italiana, raccogliendo più di 10 milioni di euro”.

IL FUTURO? NELLA SALUTE E NEL DESIGN

E infine, Principia III, “il primo fondo italiano interamente dedicato al settore Healthcare. Il fondo acquisisce partecipazioni sia di maggioranza che di minoranza qualificata in imprese sia in fase di start up/early stage che in pmi e ha una dotazione di 185 milioni di euro, con l’obiettivo di arrivare a 300 milioni. Una dimensione che tende verso quella europea, mentre i fondi venture italiani non superano in genere i 60-70 milioni di masse”. E per accedere al mercato europeo Falcone ha stretto un’alleanza con Humphrey Nokes, guru del venture capital europeo che ha rilevato lo scorso marzo il 35% della società italiana Nel settore medicale Falcone ha scelto di investire innanzitutto su Wise, una start-up milanese che sta sviluppando elettrodi innovativi per la elletro stimolazione e neuromodulazione  che potranno essere usati nel controllo del dolore. E ha comprato il 45% (il 33% era del Fondo italiano di investimenti) di Comecer, azienda ravennate leader mondiale nella produzione di apparecchiature destinate alla medicina nucleare e che ora sta sviluppando una parte innovativa sul isotecnia. Gli investitori del fondo sono tre: la fondazione Enpam, il fondo pensione dei medici, quello dei commercialisti e quello delle banche di credito cooperativo. Di Principia III si è parlato sui giornali nelle scorse settimane per le dimissioni di Pecorelli dalla presidenza dell’Agenzia per il farmaco. Pecorelli – dice Falcone – era un membro del nostro Advisory Board per il suo riconosciuto lavoro scientifico: “Le contestazioni emerse sono molto probabilmente per  questioni interne alla Agenzia del Farmaco e che non ci riguardano in alcun modo”.

I PROGETTI IN CANTIERE

“Stiamo ragionando – svela l’ad a Formiche.net – di lanciare a breve un altro fondo che si focalizzi su un altro settore in cui siamo particolarmente forti, ovvero design e fashion e anche in questo caso puntiamo a start-up e pmi”. Sempre con il focus di portare “capitale per l’innovazione”, come recita il motto di Principia. Ma i sogni di Falcone non si fermano alla finanza: “Da grande vorrei fare il contadino a Città della Pieve, dove produco l’olio nel mio frantoio – dice, sorridendo – la finanza è un settore dove è molto facile prendersi troppo sul serio, siamo un po’ troppo referenziali, io spero di continuare a rimanere una persona normale”.



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