Sembrerebbe una pagina del romanzo Sottomissione di Michel Houellebecq, che in alcuni suoi passaggi descrive una società occidentale piegata alle regole dell’Islam, in cui le donne non indossano più gonne corte e alcuni negozi non hanno più motivo di esistere. Si basa su un assunto come questo chi polemizza perché le statue dei Musei Capitolini di Roma sono state coperte per mettere a proprio agio il presidente iraniano Hassan Rouhani durante l’incontro con il premier Matteo Renzi. Bastava cambiare location, ha scritto Giancarlo Loquenzi su Formiche.net. A novembre del 2015, durante l’organizzazione della visita di Rouhani in Francia, si è deciso di indirizzarsi su una colazione (poi rifiutata dagli iraniani) a posto di una cena, piuttosto che togliere il vino a tavola, che avrebbe infastidito le autorità di Teheran.
ATTENZIONE PER L’OSPITE?
“Non ho chiesto nulla, ma so che gli italiani sono molto ospitali e fanno di tutto per far sentire gli ospiti a loro agio. Li ringrazio per questo”, ha dichiarato Rouhani in conferenza stampa, a proposito della polemiche sulle statue coperte, definite dal presidente “una trovata giornalistica”. Il ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, ha detto di non essere stato informato della scelta: “Scelta incomprensibile, c’erano altri modi per non offendere la sensibilità dell’ospite”.
RISPETTO E TIMORE
Per Vittorio Sgarbi aver coperto le statue di uomini o donne nude “è da capre ignoranti”. Il critico d’arte ha detto, ripreso dall’agenzia Askanews, che la decisione “oscilla tra una superbia rispettosa, che proverebbe la superiorità di chi sapendo che l’ospite non mangia pesce, non glielo fa mangiare e il timore del rischio, una sottomissione che mortifica chi la applica”.
Inoltre, ha aggiunto, la censura dei nudi è anche dimostrazione di profonda ignoranza della cultura islamica. Sebbene il Corano vieti l’esposizione in pubblico delle parti intime del corpo, in nome del pudore e dell’etica islamica che un fedele deve rispettare, in Iran riconoscono la cultura romana e rispettano il valore artistico della nudità del corpo. Secondo Sgarbi, queste scelte sono “in realtà… frutto di una totale ignoranza e mancanza di sensibilità culturale. Non si può confondere l’Iran con l’Arabia Saudita o con l’Isis, quella persiana è una civiltà più antica della nostra: hanno le rovine di Persepoli, e non hanno coperto le statue nude a Persepoli, a casa loro, e noi copriamo le nostre? I fanatici del Califfo al Baghdadi distruggono Palmira, ma un persiano non ha mai toccato Persepoli”.
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LA CAMPAGNA DI TEHERAN
Sul sito The Observers sono riprese alcune antiche sculture persiane presenti a Persepoli. L’anno scorso una campagna governativa ha voluto spiegare la validità dell’uso del hijab, mostrando sculture che dimostrerebbero come le donne iraniane si coprano la testa da secoli. “Tuttavia – si legge -, gli esperti hanno sottolineato che le persone velate rappresentate in queste sculture antiche sono uomini. L’immagine mostra soldati che indossano turbanti che coprivano test e mento”.
SCULTURE SESSUALI
The Observers spiega inoltre che al Museo nazionale iraniano “ci sono sculture di uomini e donne che fanno pensare a rapporti sessuali. Ora non sono più in esposizione, ma dieci anni fa, verso la fine del mandato del presidente Khatami, era ancora possibile vederle”.
I BAGNI DI QUASYR AMRA
Sul presunto aniconismo dell’arte islamica, alcuni siti specializzati sostengono che non ci sia un divieto della rappresentazione del corpo. L’unico peccato sarebbe associarlo ad Allah.. A Quasyr Amra, il più famoso palazzo costruito nel deserto della Giordania orientale, patrimonio culturale dell’Unesco, ci sono affreschi di figure femminili in bagno. Nel Califfato di Omeya non c’era una normativa precisa sull’iconografia, su cosa si poteva o non poteva rappresentare. Così, si possono ancora oggi ammirare nudi femminili che nessuno ha coperto.
In Turchia, dove la deriva islamica radicale imposta dal presidente Recep Tayyip Erdoğan ha vietato il rossetto rosso alle hostess della Turkish Airlines, è stata comunque permessa l’esposizione Bare, Naked, Nude: A Story of Modernization in Turkish Painting al Museo Pera di Istanbul. Una rassegna, racconta il quotidiano Hürriyet, che mostra la trasformazione del nudo e del corpo nella pittura turca.