Skip to main content

Ecco l’identikit di chi vota Trump. L’inchiesta della Cnn

Donald Trump non ha di certo il rovello che assillava un adolescenziale Nanni Moretti, “Mi si nota di più se ci vado, o se non ci vado?”. Lui, che ci sia o non ci sia, è comunque il più notato: anche perché chi c’è fa di tutto per farne sentire la mancanza, o facendogli il verso o annoiando. Facciamo un esempio: giovedì sera, a Des Moines, nell’ultimo dibattito in diretta televisiva fra gli aspiranti alla nomination repubblicana prima dell’inizio delle primarie con le assemblee nello Iowa lunedì 1° febbraio, Trump, uno che le spara grosse, non c’era. Eppure, le balle non sono mancate e l’Associated press fa puntuale le pulci alle inesattezze che i rivali dello showman hanno sfoderato, apparendo a loro agio solo quando parlavano – male – di lui, dell’assente.

Se è vero, come dice Ben Carson, guru dell’ovvio, che non occorre essere politici per dire la verità, non è altrettanto vero che basta esserlo per dirla. Orfani dello showman, i suoi rivali hanno perso l’occasione di mostrare di brillare di luce propria invece che di luce riflessa. Niente Magnifici Sette: su quel palco, c’erano Sette Nani. Resta da vedere se Megyn Kelly, moderatrice del dibattito, era Biancaneve o la Regina cattiva. Anche se bisogna ammettere che era difficile ignorare “l’elefante che non è nella stanza”, come ha detto la stessa Kelly, la ‘colpevole’ della decisione del magnate dell’immobiliare di boicottare l’evento (la giornalista della Fox News è rea di avergli posto domande scomode nel primo dibattito l’agosto scorso).

Niente Trump, dunque, ma tante frottole lo stesso: il senatore del Texas Ted Cruz ha ‘dato i numeri’ sull’assistenza sanitaria; lo stesso Cruz e il senatore della Florida Marco Rubio hanno accusato il presidente Barack Obama di avere ridotto l’apparato militare degli Stati Uniti e di non armare i curdi in Siria, affermazioni entrambe false; Cruz ha evocato “bombardamenti a tappeto” contro il sedicente Stato islamico, confondendo gli strumenti della Seconda Guerra Mondiale con quelli moderni; Rubio e Cruz hanno confuso le carte sull’immigrazione irregolare; e il governatore del New Jersey Chris Christie ha detto che la paga degli edili è diminuita negli ultimi otto anni, mentre è aumentata d’almeno il 15%.

Poco male. A parte l’Ap, se ne sono accorti in pochi, perché gli spettatori non sono stati numerosi. E i media seguivano Trump che arringava i reduci adunati sotto il suo podio, non lontano dal luogo del dibattito.

Leader evangelico appoggia Trump, ‘dà buca’ a Cruz

Trump ha incassato l’endorsement d’uno dei più seguiti leader evangelici americani, Jerry Falwell. E’ uno smacco per il senatore del Texas Ted Cruz, che contende a Trump la fetta dell’elettorato religioso conservatore (significativa anche nello Iowa). “E’ un imprenditore di successo, un padre meraviglioso e un uomo che può guidare il nostro Paese verso una nuova grandezza”, ha detto Falwell, citato dallo staff di Trump.

Anti-abortisti contro Trump, “Non votatelo”

“Votate chiunque, tranne Donald Trump”: così, gli anti-abortisti scendono in campo contro il magnate dell’immobiliare che in passato s’era detto ‘Pro choice’, cioè a favore del diritto di scelta della donna, prima di trasferirsi nel 2011 nel campo ‘pro life’, cioè a favore del diritto alla vita. In una lettera agli elettori dell’Iowa, gli anti-abortisti invitano a non votare Trump perché “non ci si può’ fidare di lui”, riferisce Politico.

Trump, “Io come Reagan, con l’età più conservatore”

Replicando alle critiche che gli arrivano dallo stesso partito repubblicano, soprattutto da chi non lo considera un “conservatore coerente” e l’accusa di avere cambiato idea su molte questioni, Trump, in un’intervista alla Cbs, s’è paragonato a Ronald Reagan: “Lui era un liberal, non un conservatore. Poi le sue posizioni si sono evolute e sono divenute sempre più conservatrici. E fu un grande presidente… Allo stesso modo, alcune mie posizioni si sono evolute nel tempo”.

Cnn fa inchiesta, ‘Perché voto Trump’

Il ‘popolo di Trump’ sono uomini e donne, in gran parte bianchi, che hanno paura: frustrati dall’operato del primo presidente nero Usa, sentono il loro posto minacciato da immigrati e minoranze, hanno nostalgia di un’America che non ritengono appartenga al passato. E Trump lo showman risponde alle loro ansie. La Cnn ha intervistato 150 persone in 31 città in tutta l’Unione, sondando un fenomeno senza precedenti nella politica moderna americana: studenti, pensionati o veterani; sono lavoratori dipendenti o gestiscono piccole imprese; in passato, hanno votato per Mitt Romney o per Barack Obama, ma hanno pure partecipato al Tea Party. Piace, di Trump, l’essere ‘senza peli sulla lingua’, verso la politica e l’establishment del partito: quello stile dà la certezza che immigrati illegali, politici corrotti, criminali e terroristi non la faranno franca; mentre i successi come imprenditore sono una garanzia per l’economia dell’Unione.

Per ulteriori approfondimenti sulle elezioni presidenziali americane, clicca qui per accedere al blog di Giampiero Gramaglia, Gp News Usa 2016



×

Iscriviti alla newsletter