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Come fare una buona riforma delle Bcc

iccrea, bcc

Caro Taddei,

pare che la nostra auto riforma sia in dirittura d’arrivo. Ci fa piacere. Ma vorrei fare alcune ulteriori considerazioni che non mi sembrano banali.

1. In Italia oggi il 25% della popolazione vive su una superficie pari al 75% del territorio. Di conseguenza il 75% del territorio è abitato dal 25% della popolazione. È in atto uno spopolamento delle zone interne. In particolare lo spopolamento tocca maggiormente il Sud Italia.

2. Le BCC oggi hanno il 14,6% degli sportelli bancari presenti in Italia ma solo il 7,7% della raccolta ed il 7,2% della quota di mercato degli impieghi. Di conseguenza dobbiamo dire che le BCC sono presenti (a proprie spese) dove altri non sono presenti, facendosi carico di alleviare in moltissimi casi il disagio sociale della carenza di uno sportello bancario nei piccoli centri urbani.

3. Uno studio di qualche tempo addietro ci ha testimoniato che in un piccolo paese quando c’è uno sportello bancario (possibilmente emanazione di una banca locale) c’è una crescita maggiore del 30%. Al Sud nessun piccolo centro può permettersi di rinunciare ad una crescita del 30% senza generare ulteriore disagio sociale.

4. Il problema del Mezzogiorno è lontano dall’essere risolto anche se tutti si ostinano a dire che il Mezzogiorno è una risorsa da sfruttare più che un problema da abbandonare. Questo governo non sta facendo nulla per il Mezzogiorno, nemmeno immaginare il ministero ad hoc.

5. Le BCC sono una risorsa per il Sud, una risorsa economica ma anche sociale e di sviluppo: lo conferma la storia di ogni singola BCC. Se vogliamo bene al Sud (e non solo al Sud) dobbiamo perciò preservare lo spirito iniziale delle BCC e la loro storica missione. Va bene, insomma, anche il gruppo bancario ma in un quadro di autonomia operativa delle singole BCC, fino a che tutto si svolge in una ottica di sana e prudente gestione.

6. Fatta questa doverosa premessa occorre dire che se il governo avesse avuto l’accortezza di “intervistare” le singole BCC avrebbe avuto delle belle sorprese a proposito di progetto di auto riforma. Il consenso si ottiene ascoltando le masse più che i vertici. Il consenso si ottiene ascoltando la piazza più che il Palazzo.

7. Al punto in cui siamo ci resta poco però mi sento di fare alcune proposte per salvare il salvabile:
a – mettiamo il limite di capitale per il gruppo bancario a 500 milioni. Avremo così 2-3 gruppi in salutare competizione tra loro da cui poter entrare e uscire senza grossi vincoli. È l’unico modo per avere quelle economie di scala che tanto servono e che tanto sono mancate nell’attuale struttura federativa nazionale e regionale. Il gruppo unico (come il pensiero unico della Cina di Mao) sarà governato dai soliti noti (che già si stanno riposizionando) col risultato che tra qualche anno avremo distrutto un po’ di capitali e saremo punto e a capo… allora si che dovremo far ricorso al modello Crédit Agricole.
b – Mettiamo regole precise per evitare che la governance delle BCC e dei gruppi sia statica. Non deve più esistere il mestiere di amministratore di BCC, dove sono sempre gli stessi a governare per decenni… paradossalmente stiamo portando i conservatori a fare i riformisti.
c – Preserviamo il localismo delle BCC con una norma che favorisca l’insediamento anche nei piccoli centri e non ci sia solo questa corsa verso i grandi centri. Vogliamo somigliare sempre di più alle altre banche e continuiamo a dire che siamo differenti: le due cose non vanno d’accordo.

Le BCC devono stare anche nei piccoli centri, devono continuare ad essere banche locali, devono continuare a crescere solo nei Comuni confinanti. In mezzo a noi vedo ultimamente serpeggiare una mania di grandezza che non è salutare per la sana e prudente gestione. Si può fare un bilancio virtuoso e ridurre le posizioni anomale anche senza raggiungere grosse dimensioni. Il panorama bancario italiano è pieno di questi esempi positivi e, guarda caso, sono tutte piccole banche.

Io non disdegnerei di avere una norma che mantenesse a favore delle BCC gli attuali benefici fiscali se, in aggiunta alle norme già esistenti, facesse obbligo di avere almeno il 25% dei propri sportelli in Comuni con meno di 5mila abitanti. Sarebbe la giusta risposta al localismo, allo spopolamento delle zone interne e alle manie di grandezza di alcuni.

So che lei conosce bene le nostre banche, a cominciare da quelle trentine, per questo mi sono permesse queste lunghe esternazioni. Ma Lei sa benissimo che oggi il modo migliore per aiutare le banche non è solo produrre altre norme stringenti ma creare la crescita e lo sviluppo del Paese. Questo metterebbe automaticamente tutto a posto. Come pure lei sa benissimo che se facciamo funzionare la giustizia civile e accorciamo i tempi di risposta avremo una forte riduzione delle partite anomale. Le banche purtroppo sono vittime di questo sistema, e della situazione attuale italiana, nonostante il carrozzone mediatico (e non solo) voglia farci passare per carnefici.


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