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Cosa è successo a Bari contro Mario Adinolfi

«Liberi di essere, liberi di amare». «Ver-go-gna, ver-go-gna!». «Fuori gli omofobi dalla città». Questi sono stati i cori che hanno accolto Mario Adinolfi, direttore de “La Croce quotidiano” e promotore del Family Day, ieri pomeriggio a Bari per il convegno “La famiglia al centro” organizzato al Palazzo delle poste dell’Università degli Studi. Gli universitari di “Link”, gli attivisti di “Arcigay” e “Arcilesbiche”, e diverse realtà Lgbt della città hanno organizzato un flash-mob di protesta in Piazza Battisti, qualcuno dei partecipanti con la maschera dello stesso Adinolfi e del rettore dell’ateneo, il professor Antonio Uricchio, già Preside della seconda facoltà di Giurisprudenza di Bari con sede a Taranto. I manifestanti ne hanno avute anche per lui, facendo seguire alle grida verso Adinolfi un altro coro contro il rettore: «Fuori Uricchio dall’università».

PIU’ GLI AGENTI CHE I MANIFESTANTI

Una cinquantina i manifestanti, secondo i media locali, una trentina secondo gli organizzatori del convegno “La famiglia al centro dell’uomo”, tenutosi ieri pomeriggio e promosso da Marcello Gemmato, presidente dell’associazione “Levante” e Filippo Melchiorre, vice presidente della Commissione cultura del Comune di Bari (moderatore Paolo Stefanì, professore associato di Diritto ecclesiastico all’università di Bari). Quando ha visto i contestatori, Adinolfi li ha definiti «una trentina di studentelli, alcuni dei quali fuori corso».

Le associazioni studentesche di sinistra, a loro volta, hanno definito «scelta sconsiderata» quella di invitare il giornalista ed ex parlamentare, che «compromette definitivamente la reputazione dell’Università di Bari». I promotori del convegno, qualche giorno fa’, si erano incontrati con prefetto e questore per evitare la violenza annunciata ma, grazie agli oltre venti agenti delle forze dell’ordine presenti, fra polizia e carabinieri, si è evitato di trascendere ed andare oltre l’aggressività verbale.

Molti più numerosi, i giovani del circolo “Generazione Famiglia” di Bari a giorni, la cui accoglienza calorosa al giornalista romano è stata filmata ed è presente sul profilo facebook di Mario Adinolfi ma, di questa, le cronache non hanno parlato.

LA “DIFESA” DI ADINOLFI

Dal canto suo Adinolfi si è difeso dichiarando: «Non sono omofobo, sono qui per esprimere liberamente la mia opinione», prima di salutare la piazza disegnando la “V” di vittoria con la mano sinistra. La contestazione è proseguita, in misura minore, anche durante il dibattito, con qualche momento di tensione.

I promotori del convegno, i già citati Gemmato e Melchiorre, quest’ultimo esponente di Fratelli d’Italia a Bari, incontrando i giornalisti hanno definito i manifestanti, «ragazzini manovrati», protagonisti peraltro di recenti contestazioni quando l’On. Giorgia Meloni, sempre all’Università, fu invitata per un convegno. Alla giovane parlamentare ed ex ministro, fondatrice di Fratelli d’Italia, gli attivisti delle stesse sigle scese in piazza contro Adinolfi avevano gridato insulti ed accuse di «Sei fascista!». Allora il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, già sindaco di Bari dal 2004 al 2014, aveva rivolto le proprie personali scuse, e quelle della città all’On. Meloni.

L’INTERVENTO AL CONVEGNO “LA FAMIGLIA AL CENTRO”

Al convegno, annunciato da quasi nessuno dei media locali, ha partecipato una platea piuttosto numerosa ed entusiasta che l’ha interrotto più volte per applaudire. Un solo contestatore ogni tanto ha fatto sentire i suoi “vergogna, è falso” ma è stato zittito dagli altri. Nel suo intervento Adinolfi si è dapprima profuso in una appassionata difesa dell’art 29 della Costituzione e del diritto di un bambino ad avere la complementare ricchezza di una mamma e di un papà: «Penso che nessun uomo debba avere il potere di decidere se un altro possa non avere una mamma oppure un papà».

Poi si è difeso davanti alle contestazioni: «Non sono fondamentalista – ha detto – ma non mi nascondo. Parlo con nettezza. Non mi occupo di omosessuali perché non mi occupo dei peccati degli altri. Non mi agito per il cancan dei contestatori. Ma perché per affermare che due più due fa quattro occorre sguainare la spada?». Il giornalista quindi ha chiarito che è in corso una battaglia: «Qui in questa sala, oggi, sono rappresentate appartenenze culturali diversi. So che ci sono anche consiglieri comunali di sinistra. Perché in questo Paese sembra essere legittima una sola posizione, quella che devasta la famiglia. Al punto che si ê arrivati a manifestare perché l’evento non si tenesse. Come nei totalitarismi. Imparate la democrazia» si è rivolto al contestatore. E ha concluso: «È in corso una battaglia per libertà di espressione. Per questo oggi siamo così numerosi».

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