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Cosa (non) succederà in Italia col virus Zika

Di Giovanni Maga

Il 1 febbraio 2016, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato l’epidemia del virus Zika in Centroamerica un’emergenza sanitaria pubblica internazionale (Pheic), ovvero un evento con serie conseguenze per la salute; inaspettato o inusuale; alto rischio di diffusione internazionale. Il virus si è spostato dall’Africa (dove circola almeno dagli anni ’50 del XX secolo), prima in Asia negli anni ’80 e poi, dal 2005, nel Pacifico, fino a raggiungere nel 2014 l’America. È in grado di diffondersi rapidamente attraverso il morso delle zanzare ‘Aedes aegypti’, presenti in tutto il mondo nella fascia tropicale. Inoltre, esiste la possibilità di trasmissione sessuale. Tuttavia l’infezione da Zika è asintomatica nel 70%-80% dei casi. Laddove compaia una sintomatologia acuta, questa è di moderata entità – febbre, mal di testa, arrossamenti, dolori muscolari- e si risolve in circa una settimana.

Quali sono allora i rischi per la salute? L’epidemia iniziata nel 2015 in Centroamerica ha coinciso con un anomalo aumento di casi di microcefalia nei neonati in alcuni distretti del Brasile. Inoltre, nell’epidemia del 2013 nella Polinesia francese, si era registrato un aumento di casi della sindrome neurologica di Guillain-Barrè negli adulti. Bisogna però fare attenzione: Zika è simile ad altri virus trasmessi dalle zanzare come Dengue e West Nile che (come molti altri) possono avere conseguenze serie in gravidanza, West Nile, in particolare, può dare complicanze neurologiche. Nelle aree colpite da Zika, circola endemicamente Dengue, che ha sintomi molto simili. Nella Polinesia francese, in modo specifico, l’epidemia di Zika era concomitante con quella di Dengue. Tutte queste coincidenze epidemiologiche e sintomatologiche inducono, in sostanza, il dubbio che la coinfezione di più virus, e non il solo Zika, sia responsabile delle complicanze fetali e/o neurologiche.

Anche le dimensioni del fenomeno sono ancora incerte. In Brasile su 4.783 bambini segnalati, solo un terzo circa erano realmente affetti da microcefalia secondo la definizione dell’Oms. La presenza del virus è stata direttamente confermata solo in un numero limitato di bambini affetti da microcefalia e in soli due casi Zika è stato correlato a un’infezione fetale. In Colombia, la seconda nazione più colpita, non si è registrato alcun aumento di casi di malformazioni neonatali. Al momento, quindi, l’Oms considera la relazione causale tra Zika e malformazioni fetali non certa, benché fortemente plausibile. Serviranno studi epidemiologici e molecolari per dimostrare (o escludere) un rischio specifico per le donne in gravidanza.

Tuttavia, data la rapidità di diffusione (si stimano oltre due milioni di possibili nuove infezioni nei prossimi mesi), l’approssimarsi delle Olimpiadi in Brasile e le scarse conoscenze su questo virus, è giustificato adottare il principio dell’eccesso di cautela. Non esistono al momento farmaci o vaccini specifici per Zika. Le uniche misure di controllo sono a livello del vettore: reti antizanzare, repellenti chimici, trattamenti con insetticidi. Si sta sperimentando anche il rilascio di zanzare sterili o geneticamente modificate.

Il rischio per l’Italia è minimo. Ci sono stati meno di 10 casi importati negli ultimi anni, ma nel nostro Paese non circola Aedes aegypti. L’unico possibile vettore potrebbe essere la zanzara tigre, ma finora non ci sono prove che possa trasmettere il ceppo di Zika attualmente circolante in Brasile. Quindi l’unica raccomandazione se si viaggia nelle aree colpite, è di adottare tutte le normali cautele per proteggersi dal morso delle zanzare.

Articolo tratto dall’Almanacco del Cnr

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