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Cosa possono fare Yellen e Draghi per calmare la febbre dei mercati

Ieri sera, Wall Street, con un colpo di reni finale, ha contenuto le perdite ad un pur pesante -1.4%, recuperando però oltre un punto dai minimi. Difficile dire cosa abbia prodotto il rimbalzo. Chi dice che sia stato il chiarimento offerto da Deutsche Bank sull’intenzione di pagare le cedole dei bonds Tier 1, chi sostiene che sia stato l’approdo dell’S&P 500 future alla resistenza in area 1820, in situazione di forte ipervenduto di breve. Sta di fatto che i financials e i ciclici hanno continuato a zavorrare l’indice.

I pochi mercati asiatici aperti (Shanghai, Seul, Hong Kong e Taiwan son sempre chiusi per festività) hanno ovviamente pagato un conto salato per il disastro di ieri. In prima linea c’è Tokyo (-5.4%), ma l’entità della perdita non deve sorprendere, visto che ieri aveva mostrato un rotondo guadagno, mentre il crollo si era sviluppato dopo la sua chiusura. Oltre a ciò, viste le importanti chiusure, la piazza giapponese restava la principale valvola di sfogo della negatività.

L’apertura europea ha visto il mercato illudersi a tratti che le dichiarazioni di DB potessero fermare l’emorragia sui bond bancari, e sulle relative azioni. Ciò ha prodotto una tendenza ondivaga sugli indici, ma i settori più deboli (vedi le banche italiane, e con esse l’intero listino milanese) hanno continuato a venir bersagliati, producendo una pesante sottoperformance rispetto al resto.

Brutti i dati tedeschi, sia la produzione industriale di dicembre (-1.2% da prec -0.1% e vs attese per +0.5%) che il trade balance, con export e import in calo dell’1.6%.

Per contro, ho trovato interessanti alcune dichiarazioni di Coeure ieri alla TV francese. Il membro del board ECB ha dichiarato che l’ECB non reagirà a fenomeni temporanei, ma osserverà il quadro di medio termine. Ma alcuni fenomeni come la crisi emergenti e il deterioramento dello scenario inflattivo stanno di certo suscitando il loro interesse. Circa la possibilità di azioni future, Coeure ha chiarito che se necessario interverranno, aggiungendo che stanno riflettendo su “quali e quanti assets” comprare ( “we are thinking about which and how much assets we buy”).

Ora, il recente passato mette in guardia dal interpretare alla lettera le dichiarazioni dei membri. Nondimeno, la scelta delle parole sembra suggerire che il Governing Council sta valutando una revisione della gamma di assets idonei all’acquisto, il che è un indizio a favore dell’ipotesi che facevo ieri sull’acquisto di corporate bonds. Il mercato, nella sua isteria, ha sorvolato su questa dichiarazione, che in passato avrebbe forse stimolato di più la fantasia degli ECB watchers.

A metà giornata il mercato europeo ha gettato la spugna un’ altra volta, complice una ripresa dei venditori di banche in tutte le loro forme (Equity, Bonds, Credit Default Swap). Sintomatico che la pubblicazione di una trimestrale di Unicredit migliore delle attese abbia visto il titolo sospeso al ribasso poco dopo. Come sono lontani i primi mesi del 2014 quando all’annuncio di aumenti di capitale le azioni reagivano con salite record. Ad esempio ricordo che l’azione del Credito Valtellinese salutò con un +10% la notizia di un aumento di capitale da 400 milioni. Potere del sentiment.

La Yellen domani affronta una platea quanto mai scettica. Se i Fed Watchers ritengono che quanto avvenuto nelle ultime settimane sia insufficiente a causare un cambio di atteggiamento (Market News – Fed Watchers: Do Not Expect Policy Shift in Yellen’s Testimony), gli operatori di mercato sembrano ritenere che qualunque cosa farà la Chairwoman, l’effetto sarà di breve durata.

Personalmente, dubito che la FED possa ignorare il cambio di scenario occorso sui mercati aggrappandosi a variabili come la disoccupazione, che notoriamente segue il ciclo e non lo anticipa. In fin dei conti anche il settore bancario US sta mandando segnali assai allarmanti (S&P banks – 18% da inizio anno).

Peraltro, concordo che una mossa isolata della Yellen non possa da sola riportare la calma. Quel che serve è un azione coordinata delle Banche centrali (con la collaborazione di regulators e autorità fiscali), sufficientemente robusta da scardinare  la percezione che al momento queste sono impotenti . Vedremo se questa si manifesterà. Personalmente me lo aspetto in tempi non troppo lunghi.


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