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Ecco come Mohammed bin Salman vuole cambiare l’Arabia Saudita

Di Karen Elliott House

Può un audace giovane principe rendere prona al suo volere una famiglia legata dalla tradizione e costringere la sua sonnolenta società a svegliarsi? L’Arabia Saudita e i suoi 30 milioni di abitanti, oltre che il resto del mondo, lo capiranno presto, ora che al 30enne vice principe ereditario Mohammed bin Salman sono stati concessi poteri assoluti.

Negli ultimi due decenni, la gerontocrazia dell’Arabia Saudita ha guidato il regno a un ritmo glaciale, come se si trattasse di una macchina d’epoca. Al volante dallo scorso anno, per volontà di suo padre, il re Salman, il vice principe ereditario ha ingranato la quarta in qualità sia di ministro della difesa, sia di zar economico e sia di capo di ultima istanza della Aramco, la compagnia petrolifera nazionale che foraggia il regno. Bisogna risalire al 1960 per trovare un principe della sua età con un tale potere.

Per decenni una vecchia generazione della famiglia regnante, inferma e distratta, ha dissipato prestigio e prosperità della dinastia dei Saud. Confinanti minacciosi si nascondono oltre i confini del regno e il protettore di lunga data, gli Stati Uniti, sta corteggiando l’Iran. I piani di riforma sono ripetutamente falliti senza intaccare la burocrazia bizantina del paese. E il patrimonio di famiglia, indissolubilmente legato al petrolio, è in netto declino.

Tuttavia, il principe Mohammed bin Salman, che non teme il correre rischi, ha gran parte del paese dalla sua parte, avendo rotto i rapporti diplomatici con Teheran con decisione e senza attendere il parere degli americani, contrastato l’ingerenza iraniana in Yemen e Siria, deciso di mettersi alla testa di una coalizione di 34 nazioni islamiche contro il terrorismo, e incontrando una serie di leader mondiali, tra cui Vladimir Putin e Xi Jinping, per dimostrare a Washington che Riyadh ha anche altre opzioni.

Come risultato, nel regno c’è una palpabile aria di cambiamento. Un numero crescente di sauditi ritiene che il vice principe ereditario scavalcherà il suo cugino più grande (56 anni), il principe ereditario Mohammed bin Nayef, nella successione all’80enne re Salman. Per questi sauditi, soprattutto le giovani generazioni, il giovane principe con la sua energia e attivismo è il leader di cui paese ha bisogno. Circa il 70% dei sauditi hanno la stessa età del vice principe ereditario o sono più giovani. Per gli altri, tra cui molti nella famiglia reale, la sua nomina sarebbe un vortice capace di devastare il regno e creare ancora più caos nella regione.

Ciò che rende questo dramma così pieno di suspense è che nessuno conosce veramente lo stato di salute del re Salman. Alcuni dicono che quando riceve visite, si basa su canovacci preparati dal vice principe ereditario. Suo figlio si è fatto carico di quasi tutti i problemi nazionali ed esteri, a fianco di suo cugino più grande, il ministro degli interni, che si occupa solo della sicurezza.

Il principe ereditario Mohammed bin Nayef parla raramente in pubblico ed è presente soprattutto sui cartelloni pubblicitari che mostrano il terzetto al potere. Ha una buona reputazione nel tenere a bada i terroristi all’interno del regno ed è rispettato dalle autorità antiterrorismo Usa, il che può essere negativo per lui, ora che l’amministrazione Obama è vista qui come chi sta abbandonando l’Arabia Saudita per l’Iran. I fedeli al principe ereditario dicono che è per sua natura un uomo d’azione, non un chiacchierone, e sta aspettando che il vice principe ereditario si autodistrugga. Da parte sua, il principe più giovane dice agli amici che le voci sulla rivalità sono false e che suo cugino maggiore lo vede come il figlio che non ha mai avuto.

Alcuni nella famiglia reale ritengono che il re e suo figlio siano determinati a escludere la maggior parte dei 7 mila componenti della famiglia dal trono, a favore di una sola linea di successione. Dal 1953, il trono è passato da fratello a fratello, in gran parte per anzianità, tra i 36 figli del fondatore Abdulaziz ibn Saud. Alcuni zii e cugini di Mohammed bin Salman insistono sul fatto che i membri anziani della famiglia si stanno organizzando per incontrare il re nel prossimo futuro per chiedergli di tenere a bada o rimuovere suo figlio.

«È un principe? Un uomo d’affari? O un politico?» si chiede uno dei fratellastri dell’ottuagenario re. «Non so quando questo gioco finirà. Il governo non è un teatrino. Re Salman ha bisogno di aprire il suo cuore e la sua mente ai suoi fratelli». Man mano che la tensione sale, i sauditi sono incollati a voci e pettegolezzi. Se il re muore senza una chiara successione, molti credono che il primo atto del principe ereditario come re sarà quello di rimuovere il giovane cugino dalla carica.

Il programma di politica interna di Mohammed bin Salman è assertivo così come quello di politica estera. Con i prezzi del petrolio al di sotto dei 35 dollari al barile e le entrate del governo più basse del 50% dal 2014, il vice principe sta supervisionando il «Piano di trasformazione del regno 2020», che promette di invertire l’economia saudita da dipendente com’è dai posti di lavori finanziati dalle entrate del petrolio a una crescita guidata dai privati. Il giovane principe, che solo un decennio fa voleva conseguire un master e mettersi in affari, salvo poi propendere per il governo, sta ora supervisionando l’intera economia saudita.

Ciò significa essenzialmente riscrivere il contratto sociale con il quale i sauditi hanno accettato l’assolutismo, che comprende rigide restrizioni sociali, in cambio di lavoro, assistenza sanitaria e istruzione procurati dal governo. Se le persone dovranno un domani creare da sé la propria prosperità, che ne sarà della lealtà alla dinastia dei Saud? È un rischio che nessuno ha mai preso prima.

Per ora, i prezzi bassi del petrolio e un principe determinato che promette riforme e maggiore trasparenza stanno scuotendo il regno. Armato di un iPad, si incontra regolarmente con i ministri del governo, ciascuno dei quali deve conseguire obiettivi specifici in precedenza fissati. I ministri, abituati a ritmi blandi e alla certezza del lavoro, ora affrontano riunioni con il principe che si protraggono fino a mezzanotte. Tre già sono stati licenziati.

Alcuni sauditi aspettano che l’ambizioso piano di trasformazione venga messo nel dimenticatoio ben presto, così come tutti i suoi predecessori dal 1970. «Mohammed bin Salman è fortunato», dice un scettico. «Finché c’è fermento in Medio Oriente e problemi con l’Iran, il popolo saudita teme il caos e non si ricorda delle conseguenze delle riforme. Che scelta ha? «

Il contrasto tra quel caos regionale e la stabilità relativa dell’Arabia Saudita unito al contrasto tra la nuova ed energetica leadership e l’indolenza-apatia del passato saranno i due elementi di maggiore aiuto per il giovane principe.

(Pubblichiamo questo articolo uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori)


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