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Ecco i veri bersagli di Mario Draghi

Di Giuseppe Turani

Clamoroso allarme del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi: “Forze dell’economia globale cospirano per tenere bassa l’inflazione”. I banchieri, e in questo caso si tratta di uno dei più potenti del mondo, si esprimono sempre con un linguaggio tutto loro. La frase di Draghi può essere tradotta in modo molto più semplice: ci sono forze nel mondo che cospirano per mandarci in recessione (perché è questo che accade se l’inflazione, almeno un po’, non riparte).

In termini ancora più chiari: c’è qualcosa nel mondo che sta cercando di rovinarci, di condannare l’Europa a una specie di eterna recessione.

Davanti a un annuncio del genere subito si pensa a un grande complotto. Ma se c’è un complotto, deve esserci anche un colpevole. Chi è?

Qualcuno, spiritosamente, ha fatto il nome di Darth Vader, il cattivo di “Guerre stellari”,. Ma non è così. E non si tratta nemmeno del Bilderberg (un’associazione del tutto innocente, ma spesso accusata di complottismo). E non si tratta nemmeno delle grandi banche internazionali.

Ma allora da dove viene la minaccia? Si potrebbe rispondere con una parola molto semplice: dal mondo. Nel senso che sono i cambiamenti in corso nell’economia internazionale che stanno spingendo l’Europa ai margini e, forse in recessione perenne.

Quali sono questi cambiamenti? Il segnale più vistoso è uscito proprio un paio di giorni fa: l’azienda che oggi vale di più in Borsa non è la General Motors, come era stato per anni, ma Google, cioè un motore di ricerca su Internet. Roba che vent’anni fa nemmeno esisteva e che adesso tutti usiamo tutti i giorni. E oggi è l’azienda più grande del pianeta (così la valutano in Borsa).

Ma non è finita. Per anni e anni l’America è stata dipendente dal petrolio in arrivo di paesi arabi. Ha fatto guerre, ha schierato truppe, ha scavato pozzi, ha tenuto bombardieri e caccia in volo. Tutto per essere sicura di non restare a secco, senza il prezioso petrolio. Ma ormai l’America è quasi del tutto autosufficiente: il petrolio se lo estrae in casa. E quindi è assai meno interessata a quello che accade nei paesi arabi. E lascia di fatto la sola Europa, che da quel petrolio ancora dipende, a sbrogliare la matassa araba. Ma l’Europa non ha un esercito e non sa nemmeno bene cosa fare.

Inoltre sono in corso almeno tre grandi rivoluzioni tecnologiche (informatica, biotecnologie e energia pulita) che nel giro di pochi anni cambieranno probabilmente il volto del mondo. Ebbene, in queste tre cose l’Europa è molto indietro. E non sta mettendo in campo niente per mettersi alla pari.

In sostanza, il messaggio di Draghi è questo e è molto semplice: il mondo sta cambiando, ma l’Europa rimane ferma. Io, con la Bce, faccio quello che posso, ma qui rischiamo di andare in recessione e di rimanerci a lungo, se non per sempre. L’unico modo per evitare che ciò accada è aggiornarsi, rimettersi in corsa. Fare investimenti, aprire grandi centri di ricerca, stimolare le intelligenze.

Ma questa è una cosa che possono fare solo i politici, non la Banca centrale europea.

Questo, una volta decodificato, è l’allarme di Draghi. Non ci sono di mezzo Darth Vader o il Bilderberg, ma solo la pigrizia europea e la sua arretratezza.

Il corsivo di Turani è tratto da uominiebusiness.it

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