A proposito di Sir Elton John, si può dire che la grandezza dell’artista britannico è stata certamente nella sua straordinaria performance di un assolo accompagnato dal pianoforte, ma anche nel fatto che con la sua giacca con stemma ed iniziali, i suoi lustrini ed il suo immenso talento è stato più sobrio, intelligente e professionista di quei quattro cantanti che si sono esibiti con il nastrino dell’arcobaleno, roba da pseudo impegnati intellettualoidi radical chic de noaltri? Penso proprio di si!
E poi, sono tutti a Sanremo per cantare, vendere dischi, far fare ascolti e – ci si augura – ricavi superiori ai costi per la pubblica Rai. Ebbene, che lo facciano e lascino il resto fuori dall’Ariston.
Di pirlate, ciacole e polemiche in Italia ne abbiamo fin troppe, non servono altri messaggi anche da palcoscenico.
Sanremo è come un buon piatto italiano di pasta al pomodoro o alla bolognese: per essere gustoso, sano e semplice non ha bisogno di troppe tecniche e tanto meno di filosofia spicciola che inevitabilmente porta – anche quello sport nazionale – all’esercizio di modesta dietrologia.