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L’equità pensionistica esiste?

(Quinto post. Qui per leggere il quarto)

I termini Solidarietà, Equità, Proporzionalità, tanto strumentalizzati, vanno riportati nello scenario molto più ampio che loro compete, dove si ricongiungano in maniera imprescindibile con la Misura, la Ragionevolezza, l’Etica dello Stato, la certezza del cittadino nello Stato di diritto e il rispetto dello “Spirito” della Costituzione.

È in un quadro d’insieme che le esigenze finanziarie della macchina dello Stato devono essere analizzate e trovare copertura: è immorale continuare a vedere solo il dito che indica la luna, immensa, ovvero discutere il dettaglio dimenticando astutamente l’insieme.
Per stabilire le priorità d’intervento è doveroso confrontarsi con i noti ma mai sciolti nodi concernenti gli aspetti deleteri della spesa pubblica e della impalcatura dello Stato, da evidenziare in maniera monotona e ripetitiva come prologo pervicace e puntiglioso senza mai darli per scontati o sottintesi.
Non solo allorché la discussione verte sulla importante ma peraltro legittima spesa per la previdenza pensionistica pregressa ma anche in occasione dell’analisi sulle possibili fonti di finanziamento di tutti i capitoli di spesa. Nodi che persisterebbero e si stringerebbero probabilmente sempre di più nel caso che il potere politico continuasse a privilegiare il reperimento delle risorse attraverso la pressione fiscale o l’appropriazione indebita. Nodi che contemplano risorse quantificate e altre ipotizzabili, legate alla inefficienza ed agli sprechi della macchina dello stato ed alla impotenza della politica nel porvi rimedio (non dimentichiamo che l’European quality government index che prende in considerazione la qualità dell’amministrazione colloca il nostro paese in quintultima posizione in Europa,prima di Grecia Croazia Romania e Bulgaria).

LA POLITICA DEGLI ESBORSI

L’abolizione delle sovrapposizioni delle competenze di vari numerosi uffici pubblici, che oltre al risparmio diretto delle note spese inutili conseguenti allo snellimento della burocrazia, avrebbe un effetto indiretto altrettanto salutare grazie alla diminuzione dei centri di potere (per lo più di veto) e il consequenziale ripristino di una quota fisiopatologica minima (inevitabile da sempre) di concussione e di corruzione, molto più bassa di quella attuale e identica a quella dei paesi civili (ad oggi per esempio gli Usa hanno rilevato un 2% di spese fraudolente sui fondi destinati ad appalti e finanziamenti).
Attualmente l’impatto negativo della somma globale della corruzione sul bilancio statale non è valutabile con certezza (60 milioni di euro?) ma è presumibilmente in grado di produrre in media una maggiorazione del 40% di tutte le spese relative ai lavori pubblici (l’alta velocità è costata in Italia in media 61 milioni contro i 10 milioni della Parigi-Lyon e i 9 della Tokio-Osaka, secondo il rapporto della Commissione Ue).
Se alle tangenti si sommano poi i collaterali quali per esempio gli effetti del dirottamento di fondi pubblici su progetti nel cui ambito la corruzione e’ piu’ facilmente attuabile-come le grandi opere stradali e le manifestazioni di rilevanza mondiale o le cattedrali nel deserto e le opere inutili- si arriva alle cifre ipotizzate dal Prof Picci dell’Universita’ di Bologna durante un’intervista al Sole 24 ore, per il quale il differenziale dei costi della corruzione tra Germania e Italia raggiungerebbe l’enorme cifra di circa 500 miliardi di euro all’anno –  il Pil italiano è di circa 1.500 miliardi di euro).

L’EVASIONE FISCALE

La lotta alla evasione fiscale (pari a 112 miliardi di euro, il 7% del Pil: per il 2016 è previsto un recupero di 11 miliardi euro) potrebbe avvalersi della mobilità del personale di uffici ridimensionati in seguito alle auspicate operazioni di snellimento della burocrazia ottenuta grazie alla cancellazione degli “overlapping” di competenze). L’abolizione degli enti inutili, interventi sulle 8.000 partecipate e i 365 enti parastatali (peraltro iniziati). E infine la scelta definitiva tra una concezione di Stato centralistico o quella di uno Stato confederato (con l’abolizione delle regioni o in antitesi decentralizzazione della massima parte delle competenze), mettendo in primo piano, in un caso o nell’altro, le peculiari caratteristiche degli italiani: intelligenza, fantasia, intraprendenza, capacità di risolvere estemporaneamente i problemi e le difficoltà, doti che mal si correlano con le pastoie applicate dallo Stato. Pastoie divenute più pesanti negli ultimi decenni per il sovrapporsi di leggi leggine, regolamenti, norme e strutturazioni sopraggiunte a sovraccaricare un organismo debilitato.
Gli italiani sono in grado di esprimersi al meglio se governati a redini lunghe,con un serio ed ineludibile controllo a posteriori. La autocertificazione per evitare il pagamento della imposta sulle televisioni con le severe sanzioni previste in casi di false dichiarazioni dovrebbe diventare il simbolo iniziale e minimale di un ciclo epocale caratterizzato dalla fiducia dello Stato nel cittadino!

Solo azioni dirette a cambiare strutturalmente il paese saranno in grado di riportare la pressione fiscale a livelli tollerabili permettendo di avviare una vera ripresa economica ad opera delle imprese:per ripresentare, questa volta pero’ in senso positivo, l’immagine già citata ,un altro “cane che si morde la coda”. Va dato atto al presidente Renzi degli sforzi per tentare di ammodernare il Paese, ma sono ancora da considerarsi incompleti e imperfetti il jobs act, la riforma della scuola,la riforma della legge elettorale, la riforma della P.A.

(A proposito: come mai in tutti questi anni, soprattutto nell’ultimo decennio, nessun partito politico ha proposto una modifica dell’articolo 67 della Costituzione che di fatto trasformi la delega in bianco di rappresentanza che col voto il cittadino attribuisce all’eletto, in un mandato preciso che corrisponda per esempio col programma certificato dal partito di appartenenza, limitando magari la libertà di coscienza agli eventi imprevisti? Risulterebbero tra l’altro impossibili i cambi di casacca, circa 300 nell’ultima legislatura).

(5/Continua…)

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