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Prove tecniche di Partito della Famiglia per Gandolfini del Family Day

Massimo Gandolfini

L’approvazione del ddl Cirinnà col maxiemendamento Renzi-Alfano ha rotto i ponti tra i promotori del Family Day e i parlamentari di Area Popolare. Non che prima del voto di giovedì sera in Senato ci fosse stato chissà quale idillio, però i principali interlocutori del movimento pro-family guidato da Massimo Gandolfini erano proprio Ncd e Udc. Lo stesso neurologo bresciano aveva detto a Formiche.net di fare pressing sui centristi in quanto “Alfano ha in mano una carta che altri non hanno: può ritirarsi dal governo per opporsi al ddl Cirinnà”. Fratelli d’Italia e Lega, invece, pur condividendo “in buona parte queste nostre battaglie”, aveva detto Gandolfini, “sono ininfluenti dal punto di vista dell’andamento della legge”.

QUEL COLLOQUIO PRIMA DEL FAMILY DAY

Alla vigilia del Family Day, Gandolfini aveva incontrato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, assente alla manifestazione per motivi di opportunità istituzionale. Si era trattato di un colloquio cordiale ma piuttosto freddo, soprattutto da parte del portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli” che lì aveva ribadito ad leader Ncd e al neoministro alla Famiglia, Enrico Costa, la contrarietà ad ogni compromesso sulle unioni civili. Concetto questo ripetuto a gran voce dal palco del Circo Massimo, da dove Gandolfini ha poi pronunciato un no secco al ddl Cirinnà, dalla prima all’ultima riga.

BORDATE DAL FAMILY DAY AD AREA POPOLARE

Il voto al ddl sulle unioni civili senza stepchild adoption (risultato rivendicato da Alfano) ha dato la stura alle bordate dei promotori del Family Day contro Area Popolare. Tra i più bersagliati via social da Filippo Savarese, Jacopo Coghe e Maria Rachele Ruiu (i tre giovani romani animatori di Manif pour Tous Italia – Generazione Famiglia) ci sono lo stesso Alfano, il capogruppo di Ap alla Camera, Maurizio Lupi, la portavoce nazionale Ncd, Valentina Castaldini, il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pierferdinando Casini. Senza dimenticare l’ex ministro Rocco Buttiglione dell’Udc. Tutti bollati come traditori, venduti per una poltrona (i famosi 30 denari di Giuda sono risuonati più volte), accusati di aver voltato le spalle al popolo del Circo Massimo per salvare i propri interessi. Le citazioni bibliche, di Papi e santi si sono sprecate in questa gara di fedeltà al magistero della Chiesa. I centristi hanno ottenuto lo stralcio della stepchild adoption, proprio come veniva chiesto da gran parte del mondo cattolico? Peccato che per i pasdaràn del Family Day questo non sia stato sufficiente; loro, al solo sentire parlare di compromesso su un tema come quello della famiglia, sono inorriditi.

GANDOLFINI SI DESTREGGIA

Poche ore prima del voto di giovedì, Gandolfini si è presentato “scortato” dai suoi collaboratori del Comitato davanti a Palazzo Madama per rilasciare dichiarazioni di guerra (politica) contro Matteo Renzi, con la minaccia di ritorsioni in vista del referendum costituzionale. Con lui alcuni senatori pronti a dire no alla fiducia al governo, dagli azzurri Maurizio Gasparri e Lucio Malan ai centristi Roberto Formigoni, Maurizio Sacconi e Carlo Giovanardi, fino a Mario Mauro dei Popolari per l’Italia (qui la gallery di Formiche.net).
Due giorni fa il portavoce del Family Day, intervistato da Libero, è tornato a tuonare contro il premier, senza però prendere di mira Alfano. Al giornalista che gli chiedeva se volesse mettere in atto una “vendetta”, il neurologo ha confermato che “voteremo no alla riforma”, quindi, incalzato su cosa c’entrasse la battaglia contro le unioni civili con il referendum costituzionale, ha risposto: “Se queste forzature costituzionali sono avvenute con il bicameralismo perfetto, cosa potrebbe succedere con un Senato di fatto abolito e una Camera espressione di una maggioranza bulgara?”. Col Corriere della Sera invece Gandolfini ha usato invece toni più concilianti, arrivando addirittura a dare ragione ad Alfano. “Carlo usa espressione colorite… tradito no, ma avrebbe potuto ottenere risultati maggiori sugli articoli 2 e 3” ha detto riferendosi all’accusa di aver tradito il Family Day scagliata da Giovanardi contro Alfano.

PROVE DI PARTITO: IL CONVEGNO DI MERCOLEDI’

“Ci sentiamo un po’ orfani di una rappresentanza politica”, ha aggiunto Gandolfini al Corriere. Preso atto che Area Popolare scende a compromessi col Pd sui diritti civili, che Lega e Fdi non hanno la forza necessaria per mettere i bastoni tra le ruote al governo e che Forza Italia è attraversata da spinte liberali che poco c’azzeccano con le richieste del Circo Massimo, i promotori del Family Day hanno deciso di creare un soggetto politico, come già ipotizzato da Formiche.net nelle settimane scorse.
Qualcosa inizia dunque a muoversi, e a quanto pare l’area politica di riferimento è chiaramente quella di destra. Mercoledì 2 marzo al Capranichetta di piazza Montecitorio a Roma si terrà infatti alle 11.30 un incontro dal significativo titolo “Dal Family Day al Family Italia? Ddl Cirinnà, referendum, partito della famiglia: parlano i protagonisti”. Organizzatori del convegno, il magazine online IntelligoNews.it diretto da Fabio Torriero (giornalista e intellettuale di destra che modererà il dibattito) e la Fondazione Cantiere Italia, appendice allargata della Fondazione Cantiere Abruzzo Italia lanciata sette anni fa dall’allora senatore del Pdl Fabrizio Di Stefano in occasione delle elezioni regionali. Ex missino passato in An, quindi traghettato dal Pdl a Forza Italia, già fedelissimo di Gasparri e rimasto con Silvio Berlusconi nonostante una folgorazione per Raffaele Fitto, Di Stefano oggi in qualità di deputato azzurro è uno dei principali interlocutori politici del Family Day. Non a caso sarà lui a introdurre la discussione di mercoledì animata dagli organizzatori del Circo Massimo: da Gandolfini a Savarese, passando per i giornalisti Costanza Miriano e Mario Adinolfi, Toni Brandi e Simone Pillon di ProVita Onlus e Gianfranco Amato dei Giuristi per la Vita.

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