Quelle di venerdì 26 febbraio in Iran non sono semplici elezioni legislative. Si sceglieranno i membri del Maylis, il Parlamento iraniano, e dell’Assemblea degli Esperti, organizzazione di membri religiosi incaricata di scegliere il leader supremo in caso di mancanza o ritiro dell’attuale, Ali Khamenei. La rilevanza non è solo interna, ma globale, perché l’appuntamento elettorale misurerà il rapporto di forza tra riformatori e conservatori.
COS’È IL MAJLES
Il Majles è l’Assemblea consultiva islamica. Ha 290 seggi e alle elezioni del 26 febbraio si presenteranno 6229 candidati. Non per partito ma in maniera indipendente, raggruppati secondo le affinità ideologiche. In Iran, il potere dei Majles è limitato perché tutte le leggi che approvano possono essere riformate o annullate da organi non eletti.
COS’È L’ASSEMBLEA DEGLI ESPERTI
L’Assemblea degli Esperti, invece, è integrata da 88 membri religiosi che sono eletti attraverso il voto. Questa organizzazione ha il compito di scegliere il leader supremo, che è la massima autorità in Iran. Tra le sue mansioni ci sono il controllo dell’esercito, della giustizia e vicende nazionali importanti come, per esempio, l’accordo sul nucleare.
IL SOSTITUTO DI KHAMENEI
Analisti internazionali sostengono che Khamenei, leader supremo religioso di 77 anni, con salute fragile, dovrà essere sostituito molto presto. La vicinanza di una nuova elezione aumenta le tensioni tra riformisti e conservatori per il controllo dell’Assemblea degli Esperti. Secondo Shahir Shahidsaless, analista di Gulf News, “i riformisti stanno facendo pressione per assicurarsi almeno 30 seggi dell’Assemblea degli esperti, che ha 88 posti, il che darebbe molta influenza nella selezione del prossimo leader supremo”.
DURA CAMPAGNA ELETTORALE
La campagna elettorale in Iran dura soltanto una settimana. Ma il fatto che molti candidati riformisti al Majles e all’Assemblea degli Esperti siano stati censurati dal Consiglio di Guardiani della Costituzione – istituzione controllata dai conservatori – ha creato molti scontri e polemiche.
INGERENZA DELLA BBC
La catena britannica Bbc è stata protagonista di uno scandalo in Iran. La stampa iraniana ha denunciato un servizio persiano vietato nel Paese, ma molto seguito via satellitare, nel quale si chiede di votare contro i candidati conservatori. L’ayatollah Mohamad Reza Modarresi-Yazdi, membro del Consiglio dei guardiani, ha detto che si tratta di intromissione negli affari interni del Paese e che i candidati coinvolti devono dimostrare la loro innocenza.
IL RUOLO DELLA GRAN BRETAGNA
In un editoriale pubblicato sul sito di Al Aabiya, l’analista Camelia Entekhabi-Fard, commenta che la nuova politica in Iran ha causato molte tempeste, tanto che “‘semi-riformisti’ – o ‘candidati moderati’ in corsa per il Parlamento sono stati etichettati come rappresentanti del Regno Unito. La Gran Bretagna è stata accusata di ingerenza nelle elezioni, incoraggiando le persone attraverso i loro ‘agenti nascosti’ per bloccare particolari liste. Per neutralizzare questo piano i sostenitori della linea dura hanno condotto una campagna con l’hashtag #NoToUK nel social media”.
IMPLICAZIONI PER ROHUANI
I giornali iraniani e internazionali concordano che le elezioni legislative, a due anni di mandato di Hassan Rouhani, sono un plebiscito sulla sua gestione. Dopo l’amministrazione di Mahmud Ahmadinejad, non era facile recuperare l’economia, ridurre l’iper-inflazione, attrarre investimenti stranieri e riequilibrare l’ambiente politico.
POLITICA OCCIDENTALE
La più grande sfida di Rouhani era riuscire a fermare le sanzioni internazionali. Anche a costo di rompere il tabù del dialogo diretto con gli Stati Uniti. Controvoglia, Khamenei e i settori più conservatori accettarono, esprimendo però il disaccordo durante un dibattito parlamentare. Se in queste elezioni i riformisti si impongono al Majles e all’Assemblea degli Esperti, Rohuani uscirà rafforzato e potrà dare continuità alla politica di avvicinamento all’Occidente.
LE POSSIBILITÀ DI RAFSANJANI
“Rafsanjani e Khamenei una volta erano buoni amici e ora sono ormai invecchiati. Oggi hanno differenze e, in molti casi, si confrontano. Queste elezioni, tuttavia, sono la loro ultima possibilità di lasciare un’eredità. Le probabilità di Rafsanjani di diventare il prossimo leader supremo sono molto poche”, ha scritto Camelia Entekhabi-Fard. Rafsanjani è uno dei membri fondatori della Repubblica islamica ed è stato presidente dell’Iran dal 1989 al 1997. Ora è sconosciuto per il suo pragmatismo. Quando Ruhollah Khomeyni è morto nel 1989, Rafsanjani è stato decisivo nell’elezione di Khamenei. È stato vittima di rappresaglie dopo avere sostenuto il movimento verde nelle elezioni presidenziali del 2009 e ora è alleato dei riformisti.
LA REAZIONE DELLA BORSA
La tendenza in positivo della Borsa di Teheran non si ferma alla vigilia delle elezioni legislative. A differenza del comportamento dei mercati internazionali, da quando sono finite le sanzioni contro l’Iran, la borsa iraniana ha triplicato il volume giornaliero di business passando da 5 milioni di dollari all’inizio di gennaio, a 150 milioni di dollari a fine febbraio. “Gli investitori sono molto astuti e faranno i suoi calcoli nel caso vincano i riformisti o i conservatori. Sicuramente, stanno seguendo i fatti politici e studiano gli effetti sui mercati”, ha detto all’Ansa il responsabile delle relazioni esterne della Borsa di Teheran, Hamid Roukbakhsh Amoli Moghadam. Ad oggi, si quotano in Borsa 310 compagnie in rappresentazione di 37 settori industriali. L’indice della Borsa è cresciuto del 20% in quattro settimane, arrivando a 112 miliardi di dollari. In attesa dei risultati, comunque, la Borsa iraniana ha siglato accordi con la Borsa di Istanbul e sta negoziando con la Borsa di Londra e la Borsa di Francoforte.