Visto l’aumento di coloro che abbracciano la cultura vegana, è sempre più necessario dotarsi di tutto un armamentario lessicale per fronteggiare certe questioni, anche un po’ volgari talvolta, in quest’epoca – ahimè – tutta carote e zucchini e patate lesse.
Non c’è più trippa per gatti dunque e però, siccome la carne resta debole in camera da letto anche se assente dalla tavola, quando l’amico ti vuole segnalare una che si concede assai agilmente dovrà adesso additarla come stoccacitrola (trad. spezza cetrioli). Che è evidentemente la versione vegana di colei che ama praticare il cosiddetto “smorza candela”.
La patata, per fortuna, rimane patata. La società è matriarcale e qualche punto fermo ci vuole anche in tempi di forte modernità come questi.
Se invece l’amico, pur avendo possibilità di darsi da fare con i piaceri della carne da tempo pratica forzatamente l’astinenza, ebbene non si potrà più dire di lui che è uno che lecca sarda. Sarà semplicemente uno vegano di gusto e d’inclinazione.
Vanno in pensione tutta una serie di espressioni. Per dire, non si potrà più dire che hai imbevuto il biscotto per alludere a quella cosa là – insomma ci siamo capiti – perché i biscotti, si sa, contengono uova e burro. Derogare si può segale alla mano, però. Ci sono in effetti le frolle di segale, semplicissima e velocissima ricetta vegan per la prima colazione. Velocissima, già.
A scorrere i testi dei blog “vegan”, quanto a ricette e consigli per praticare l’ortodossia del tempo, si scopre che la velocità di preparazione è una delle architravi di questo nuovo paradigma. Giusto e perfetto come tutte le più grandi minchiate al buio del conformismo.
Non rimane che ammazzarsi di segale dunque perché di Venere più che il monte non vedrete che il riso. Costretti ad appendere il cappuccio al chiodo, anzi, sul cavolo, poi tagliarlo sottile sottile, e farvelo assieme ai broccoli e l’uvetta ad insalata.
Se poi siete masculi e vi piacciono i masculi o fimmine che vi piacciono le fimmine, meglio che mai. Le coppie gay sono linguisticamente compliant all’ortodossia vegana per definizione.
– L’importante è che c’è la salute – dicevano gli antichi. I piccioli però continuano a venire prima di tutto. A giudicare dal mood. Dagli ettolitri di melassa – vegan ovviamente – che sta invadendo gli scaffali di tutte le librerie e le pagine di rotocalchi e settimanali di approfondimento.
“Tutto il resto è soia” dice nel suo libro Mara di Noia, manco a dirlo, chef vegan. Leggendo Fausto Brizzi, invece, in “Ho sposato una vegana”, libro in cui racconta le sue vicissitudini nell’adattarsi alle liturgie della compagna vegan ex- Miss Mondo, a ognuno viene da pensare a quanto era bello quando alla sera ci si diceva: – Missfondo! -. In tutti i sensi.
La palma va però, a mani basse, a “Las Vegans”, titolo del volume di Paola Maugeri speaker radiofonica di Virgin Radio. Rockettara e pronta a difendere la cultura vegan con tanto di cucuzze a canne mozze in mano e gelato – nel senso di microfono -. Gelato di soia, ovvio.