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Lettera aperta al procuratore generale di Cagliari

Di Antonio Satta

Gentile procuratore generale presso la Corte d’Appello di Cagliari, dott. Roberto Saieva,

Un uomo di legge dovrebbe evitare i luoghi comuni quanto se non di più dovremmo evitarli noi giornalisti.

Un magistrato dovrebbe indagare o giudicare, a seconda di quali siano le proprie aree di competenza, solo sulla base di fatti e non di opinioni, né tanto meno di pregiudizi. In caso contrario il rischio di falsare la realtà sarebbe altissimo.

E allora, le chiedo, come le è venuto in mente di spiegare la recrudescenza in Sardegna di rapine ai danni di portavalori o di assalti a banche e uffici postali, con l’istinto predatorio “tipico della mentalità barbaricina”?

E non lo ha fatto durante una conversazione al bar o un dopo cena con amici, ma nel suo discorso di apertura dell’anno giudiziario, cioè all’interno di un intervento che si presume meditato ed è certamente tra i più formali che un magistrato della sua levatura è chiamato a compiere.

Lei è di Agrigento e converrà con me che il pizzo estorto ai commercianti, lo spaccio di droga, gli omicidi e quanto altro organizzano le cosche sono conseguenza della “mentalità mafiosa”, non della “mentalità siciliana”.

La differenza non è solo semantica, ma di sostanza.

Distinti saluti
Antonio Satta
(Barbaricino dalla mentalità aperta)



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