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M5S, scelgono i cittadini ma è premiato l’apparato

Gli utenti registrati al blog di Beppe Grillo avranno la possibilità di votare il candidato sindaco, nella giornata di oggi dalle 10 alle 19, per le città di Roma e Trieste. A Trieste, la partita è fra Paolo Menis e Paola Sabrina Sabia mentre a Roma la sfida si restringe sempre di più, dopo l’abbandono dell’attivista ventisettenne Annalisa Bernabei.
La candidata, studentessa d’ingegneria, ha preso la decisione d’abbandonare la corsa interna per la carica di candidato Sindaco di Roma per il Movimento 5 Stelle, affidando le sue dichiarazioni a Facebook: «ho riflettuto molto sulla mia candidatura a sindaco di Roma e credo sia più corretto lasciare che siano gli altri 5 portavoce (Teresa, Enrico, Marcello, Virginia e Paolo), visto il lavoro che hanno svolto finora all’interno della macchina amministrativa di Roma, a contendersi la candidatura a primo cittadino».

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Il post di Annalisa Bernabei (Movimento 5 Stelle)

 

Ragionandoci un po’ su, ma neanche eccessivamente troppo, viene fuori che in realtà i candidati sono tutti d’apparato. O meglio, di quel che, sia in un tempo non molto lontano, sia ora, viene considerato un candidato d’apparato ma con la sola eccezione che può essere votato. Un po’ come la teoria di Mosca della minoranza organizzata che governa sulla maggioranza. Qui, però, la questione è semplice: nessun candidato del Movimento 5 Stelle è apolitico né apartitico dal momento che tutti e cinque hanno avuto esperienze di gestione della cosa pubblica.
Dunque, sarà che il macintosh che ho fra le mani s’è abituato al mio linguaggio e traduce il termine comunarie con comunarde, sarà che queste ormai imminenti elezioni a Roma hanno davvero pochi punti fissi e certezze ridotte all’osso, quali Marchini (Lista Marchini), Mustillo (Partito Comunista) e Storace (La Destra), ma la scelta degli utenti del blog di Beppe Grillo sta ricadendo – inevitabilmente – su candidati d’apparato che hanno già svolto mansioni all’interno delle istituzioni capitoline.
Non c’è nulla di male in tutto questo, ovviamente, sia chiaro, tuttavia la teoria pentastellata del candidato scelto dal basso che non ha svolto incarichi, e altre motivazioni proprie di quell’area che ben si conoscono, non sta più in piedi. In primis perché la tendenza dell’astensione e del non-voto, come già s’era constatato per la consultazione all’indomani delle elezioni europee, quella per cui si doveva scegliere la collocazione nel parlamento europeo del M5S, s’è mantenuta ed anche molto alta. In secondo luogo, salta completamente il sogno pentastellato di dare voce a tutti i componenti di tutte le realtà municipali e cittadine, ad esempio, della città di Roma. Si sono potuti candidare tutti, registrando un video e proponendolo agli utenti registrati del blog. Pur tuttavia, i votanti hanno optato per una scelta già consolidata, ovvero, convergendo su chi già conoscevano perché avevano già ricoperto ruoli di primo piano nell’ambito dell’opposizione in Assemblea Capitolina o in giunte municipali. Stefania Piras, poi, su Il Messaggero di oggi 23 Febbraio,  delinea una qual certa inclinazione della base in favore di Virgina Raggi, già consigliere in Assemblea Capitolina.
Insomma, questa è l’ulteriore prova che il Movimento Cinque Stelle è, ormai, un partito fatto e finito.
Se ne facciano una ragione i consiglieri municipali che portano con sé apriscatole a grandezza d’uomo (riferimento alla dichiarazione «il parlamento lo apriremo come una scatola di tonno» di Beppe Grillo) e i cittadini che, in preda al furore, si lasciano andare in affermazioni pro-M5S perché sono organizzati come un movimento, non sono un partito et cetera.

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