In un sistema internazionale sempre più interdipendente, un nuovo scontro tra grandi potenze appare ancora possibile. Dmitry Suslov, vice direttore del Center for Comprehensive European and International Studies, National Research University – Higher School of Economics di Mosca, spiega in una conversazione con Formiche.net i nodi da sciogliere nel sistema internazionale e la visione russa delle sfide contemporanee.
UN MONDO CHE CAMBIA
Secondo Suslov, ieri a Roma per il primo Forum Transatlantico sulla Russia promosso dal Centro studi americani, l’origine della multipolare complessità contemporanea è da rintracciare nella globalizzazione e negli errori compiuti dall’amministrazione di George W. Bush “che ha creduto di poter condurre una politica estera egemonica e unipolare per poi fallire”. La diffusione del potere generata da questi due elementi si sarebbe poi sviluppata su un doppio canale di contrasto: “Uno tra gli Stati Uniti e le emergenti potenze non occidentali; l’altro tra le grandi potenze e i nuovi attori regionali e non statali che stanno acquisendo maggiore autonomia di azione internazionale”, crede lo studioso e giornalista, program director del Valdai International Discussion Club, “camera di compensazione” russa nei rapporti col mondo accademico e dei media, creata da Putin per promuovere la visione del mondo di Mosca con l’élite intellettuale internazionale.
DIVERSE VISIONI DEL MONDO
In questa complessità si inseriscono nuove frizioni tra Stati Uniti e Russia, concentrate attualmente nelle crisi in Siria e in Ucraina, compresa la Crimea, annessa unilateralmente da Mosca. In entrambi gli scenari si confrontano, secondo Suslov, prospettive sistemiche profondamente differenti: “La Russia sta tentando di definire le nuove regole del gioco, sostenendo che gli Stati Uniti non possano dichiarare quale regime sia legittimo e quale no, né decidere unilateralmente il futuro di stati sovrani”. Al contrario, “gli Stati Uniti – ha proseguito Suslov – continuano a credere in un mondo Occidente-centrico in cui i valori occidentali sono valori universali”.
IL SOSTEGNO AD ASSAD
Riguardo la crisi mediorientale e il sostegno al dittatore siriano Bashar al Assad, denunciato di crimini di guerra su civili in un recente report Onu, Suslov afferma che “una cooperazione tecnica in Siria è possibile e fortemente desiderabile al fine attivare una de-escalation e prevenire ogni futuro scontro tra la Russia e le potenze che supportano le opposizioni al regime di Assad”. Tuttavia per una simile cooperazione è necessario che “gli Stati Uniti capiscano che l’unico modo di risolvere la questione siriana e sconfiggere l’Isis è attraverso una riconciliazione politica tra il regime di Assad e le opposizioni”, sostiene Suslov.
L’ALLARGAMENTO DELLA NATO
Un’eventuale intesa nella coalizione anti Stato Islamico però potrebbe non produrre un effetto spillover sul fronte ucraino, anche in virtù del rinnovato impegno militare degli Usa in Europa con l’annuncio da parte del segretario alla Difesa Ashton Carter di 3,4 miliardi di dollari per il 2017 a supporto dell’Eri (European Reassurance Initiative). Ma perché Mosca, come ha più volte detto il presidente Putin, ritiene la Nato (e il suo allargamento) il proprio nemico numero uno? Ad esempio, Georgia e Montenegro – possibili membri futuri dell’Alleanza criticati per questo dalla Russia – non hanno diritto di auto determinare la propria politica di difesa? Secondo Suslov tale strategia appare agli occhi di Mosca “il tentativo di tornare alla logica del contenimento e della deterrenza della guerra fredda”, riattivando la militarizzazione della regione. La Russia, avverte, non potrà che “incrementare la presenza militare sul proprio fronte occidentale, compresa la disponibilità di uso degli armamenti nucleari”. L’unico modo per interrompere una simile escalation è riattivare il dialogo di demilitarizzazione tra Russia e Nato, “con approfondimenti di temi come il controllo degli armamenti, trasparenza, cyber security, e il destino del trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces)”.
I FINANZIAMENTI AI PARTITI ANTI EURO
Nei rapporti con l’Unione europea, in risposta alle accuse circa la possibilità che la Russia finanzi alcuni partiti euro-scettici o anti-europeisti in Europa occidentale, come il Front National francese o l’italiana Lega Nord, Suslov spiega che “anche se ci fosse una simile sponsorizzazione, questa non avverrebbe per rendere l’Unione europea più fragile, ma semplicemente per supportare partiti pro Russia”, all’interno di quella che appare come una guerra di informazione in cui anche l’Occidente farebbe la sua parte. Inoltre, secondo l’accademico, “la Russia desidera un’Europa più autonoma, integrata e indipendente”, anche rispetto agli Stati Uniti.
IL RUOLO DELL’ITALIA
Tra i Paesi europei, il governo russo considera l’Italia “come il maggiore, o uno dei maggiori, partner nell’Unione Europea, uno Stato amico e partner economico e energetico vitale e rilevantissimo”, ha affermato Suslov. E Mosca “non può che apprezzare” la posizione assunta dal governo italiano per un non rinnovo automatico delle sanzioni inflitte dall’Ue alla Russia, seppur legato ad altri dossier, come quelli energetici.
IL DOSSIER NORD STREAM
Riguardo la controversia relativa al Nord Stream, Suslov non vede da parte della Russia “alcun timore per un’eccessiva dipendenza dalla Germania”. Il progetto tedesco del Nord Stream 2 “rappresenta – ha spiegato Suslov – il modo con cui vendere in modo affidabile il proprio gas ai Paesi dell’Unione europea”. Allo stesso modo però, la Russia accetterebbe positivamente un nuovo sviluppo della linea a sud. Nella prospettiva del governo russo, “il South Stream è stato bloccato da ragioni politiche per lo più legate al disaccordo interno all’Ue”. Se l’Italia fosse in grado di alimentare una nuova valutazione europea a riguardo, promuovendo il South Stream, “la Russia la sosterrebbe sicuramente”.