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Sadiq Khan, l’avvocato pakistano musulmano che (forse) governerà Londra

James Kirkup, giornalista del Telegraph di Londra, ci ha scommesso 50 sterline “e non la casa” solamente perché “visti i risultati elettorali degli ultimi anni, i giornalisti politici dovrebbero smetterla di fare pronostici”. Ma lui ci crede: “Il prossimo sindaco di Londra sarà Sadiq Khan“, laburista, pakistano, musulmano, avvocato (nominato da Ed Miliband  ministro ombra per la Giustizia e poi ministro ombra per la città di Londra). Sì, musulmano figlio di immigrati – papà autista e mamma sarta – che hanno cresciuto Sadiq e i suoi 7 fratelli in un council estate, case popolari costruite alle periferie di Londra. Si potrebbe dire un laburista-che-conquista, di quelli che, venuti dal basso, “ce l’hanno fatta” e che stanno continuando a fare per andare ancora più in alto. Ma il suo profilo non è l’unica carta che potrebbe portare Khan a City Hall. Ci sono almeno altre due motivazioni: l’avversario e i londinesi.

 L’AVVERSARIO AL REVERSE

Ecologista, ebreo, famiglia da sempre impegnata in politica, figlio del finanziere miliardario James Goldsmith, londinese doc, di nome e d’aspetto – alto, occhi e carnagione chiari, o, come ha scritto Decca Aitkenhead sul Guardian, “zigomi scolpiti, labbra carnose, voce melliflua, alto e attraente” – Zac Goldsmith ha studiato in uno dei college più prestigiosi della City, Eton. È attualmente membro di Westminister e rappresenta tutto quello che Sadiq Khan non è. Se Khan alle primarie interne ai labour è riuscito a superare, a sorpresa, la super favorita Tessa Jowell, ex ministro e blairiana di ferro, Goldsmith non ha avuto preoccupazioni per la corsa alla candidatura come rappresentante del partito conservatore: ha vinto con il 70% delle preferenze. Origini diverse, tanto che alcuni hanno detto che Goldsmith rappresenta tutto quello che i sicuri elettori (musulmani) di Khan adorano odiare: ricco, conservatore e, come suo padre, un gran fumatore. Ma su una cosa si trovano d’accordo: le case di periferia, quelle da cui viene il labourista Khan, sono al centro delle loro campagne elettorali e, come ha detto anche Khan, sembra che queste elezion diventeranno “un referendum sulle case londinesi”.

LA RELIGIONE DELLA VITTORIA?

La comunità musulmana della capitale inglese è tra le più numerose d’Europa. In Inghilterra e Galles i musulmani sono quasi 3 milioni, uno su tre è sotto i 15 anni e il 40% del totale vive nell’area londinese. Inoltre, sempre secondo i dati forniti dalla Bbc, ci sono altri numeri che avvantaggerebbero Khan. Circa mezzo milione di musulmani residenti sul suolo inglese hanno alle spalle un background pakistano e il 40% di questi, ad oggi, vive nella City. Se il prossimo 5 maggio Khan dovesse vincere, prendendo il posto dell’attuale primo cittadino Boris Johnson, Londra avrebbe per la prima volta un primo cittadino musulmano. Un evento che potrebbe fare la storia di una città dove gli immigrati dal subcontinente indiano sono la più grande minoranza etnica.

Khan, musulmano praticante, potrebbe fare della religione la chiave della sua vittoria ma, allo stesso tempo, la cosa potrebbe danneggiarlo? Secondo un sondaggio di YouGov, il 55 per cento dei londinesi non avrebbe problemi con un sindaco musulmano mentre il 31 per cento si sentirebbe “in imbarazzo”. Ma Khan sembra voler convincere anche chi si sentirebbe in imbarazzo con posizioni e atteggiamenti che vanno oltre lo stereotipo del musulmano doc. Ha sostenuto i matrimoni gay, anche se non beve ha lanciato la sua campagna elettorale locale da un pub Tooting e, seppure abbia dichiarato di essere spaventato per le sue due figlie femmine per l’ondata anti musulmana, ha anche detto che sbaglia di grosso chi dice, soprattutto tra i labour, che “mettere in discussione la facoltà della polizia di sparare contro i terroristi, potrebbe portar a gravi conseguenze”. Dunque chi pensava che, visti i tempi, l’elezione di Khan fosse un “regalo” per i Tory, si deve ricredere. 

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