Maestro di musica, maestro di vita: Ezio Bosso. Pianista, compositore, direttore d’orchestra. Segni particolari? Il talento straordinario. Un pentagramma e un piano, a Bosso non servono sofisticati strumenti per arrivare al cuore della gente.
Mercoledì sera è salito sul palco dell’Ariston regalando al pubblico di Raiuno uno dei momenti più importanti del Festival di Sanremo: ha suonato “Following a bird”, ha commosso l’Ariston. E anche gli italiani. Questa è la prova che l’amore per la musica riesce a superare ogni ostacolo, anche quello della malattia. Dal 2011, il maestro infatti è affetto da una malattia neurodegenerativa progressiva che lo costringe a stare su una carrozzina.
Da allora, da quando ha dovuto imparare a convivere con “un’altra presenza”, la sua vita è cambiata. Intatta però è rimasta la sua curiosità e la sua bravura. “Quando Conti mi ha invitato al Festival ho pensato fosse matto. Perché ho detto di sì? Le sfide non mi spaventano” ha spiegato. Il primo prematuro approccio alla musica risale a quando aveva aveva 4 anni, da allora è stata un’escalation. A segnare il percorso professionale del musicista torinese è l’incontro con il maestro Ludwig Streicher.
“Mi ha suggerito di studiare composizione e direzione di orchestra all’Accademia di Vienna” ha detto. Una volta accolta l’idea che si è rivelato essenziale, Bosso è passato da una stagione concertistica all’altra in men che non si dica. La fama, il tran tran del successo. E poi la malattia che non ha rotto l’entusiasmo “mi ha solo rallentato fisicamente” ha spiegato. Una è la novità assoluta della sua “nuova vita”, “il mio amico, il mio pianoforte Steinway di cui sono stati modificati i tasti” ha detto ancora.
Sono più leggeri e hanno particolare sensibilità: appena vengono sfiorati dalle mani del maestro questi suonano le più belle melodie. A proposito di musica, Bosso in questi giorni è in giro per l’Europa e a luglio sarà all’Umbria Jazz Festival. Il suo disco “The 12th Room” è nei negozi da qualche settimana: una raccolta composta da due cd che contengono brani inediti, di repertorio e la Sonata No.1 in sol maggiore che simboleggia la dodicesima stanza.
Il disco infatti richiama un’antica credenza, secondo la vita è composta da dodici stanze. Da qui il nome dell’album e del tour (prodotto e organizzato da Intersuoni Srl, divisione Booking & Managment Unit BMU) che lo porterà ad aprile nei teatri d’Italia. L’8 sarà all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari, il 12 all’Auditorium del Parco della Musica di Roma e il 16 al Teatro Ristori di Veroni. Perché “la musica, come la vita, si fa soltanto insieme”.