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Perché Shell dice addio al Golfo di Taranto

Il 13 ottobre scorso la Commissione Tecnica VIA del Ministero dell’ambiente si era espressa per la compatibilità ambientale di due istanze di permesso di ricerca presentate a fine 2009 dalla Shell Italia. Le due istanze, la d73 F.R- SH e d74 F.R-SH, interessavano il Golfo di Taranto e, pur distinte sotto il profilo autorizzativo, costituivano per Shell un tutt’uno sotto il profilo industriale. Parliamo al passato, perché nel frattempo Shell ha annunciato di voler rinunciare a questo progetto di ricerca di idrocarburi (per entrambe le istanze) nel Mar Ionio.

Una parte dell’area ricadeva entro le dodici miglia marine, per cui le due relative istanze di ricerca erano state parzialmente rigettate dal Ministero dello Sviluppo economico in ottemperanza alle norme approvate in Legge di Stabilità. Un progetto quindi molto cambiato rispetto all’inizio e un duro colpo per Shell, che in definitiva ha optato per il “tutto o nulla”, rinunciando anche alla restante porzione marina potenzialmente disponibile per espletare le proprie attività di ricerca.

Il dietrofront potrebbe anche essere legato ad altre cause: in parte dalla crisi del prezzo del petrolio, in parte l’ostilità manifestata, anche in sede di giustizia amministrativa, da parte degli enti locali. Retroscena alternativi parlano di un timore per l’esito del referendum (difficile dirlo, e se anche così fosse, sarebbe per l’impatto sul settore, che per il contenuto del referendum stesso che riguarda concessioni già attive).

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