Due notizie, un solo conformismo. La prima sembra più una barzelletta, ed è questa. A Catania, probabilmente, arriveranno suppellettili del Museo Egizio di Torino che pare non abbia più posto dove metterle.
Ecco che i Siciliani diventeranno di colpo tutti egittologi. Di seconda mano, ma egittologi. La seconda notizia però è meglio della prima. E, in un certo senso, spiega, a modo suo, l’infuocare di questa passione per i faraoni dei siciliani. Christian Greco, Direttore del Museo Egizio di Torino, ha sangue ragusano nelle vene. Leggendo l’articolo, però, si scopre che a conti fatti, Christian con Ragusa, a parte i nonni paterni – ambedue ragusani -, non ha alcun legame. E però fa notizia, perché la cosa obbedisce a quel conformismo tutto siculo che omaggia a ogni piè sospinto l’adagio “cu nesci arrinesci”. Quell’idea che fuori le cose sono fatte meglio. Quel tic di voler somigliare al Nord.
Un vizio, un disastro culturale che amplifica la transumanza continua di giovani isolani verso il nord scambiato per conformismo in una Stella Polare. Un tic che legittima i viaggi degli isolani acciaccati che necessitano di cure ospedaliere specialistiche verso gli Ospedali di Milano e Roma. Così si svuota la Sicilia impedendone lo sviluppo di qualsiasi forma di senso di comunità. Di senso civico.
Sarebbe ora che i giornali iniziassero a dare notizia di coloro che tornano dal nord e al sud provando a fare semenza. Che provano a esigere che intorno le cose funzionino come dovrebbero. Che provano a invertire un meccanismo bestiale che sta uccidendo come una malattia degenerativa l’isola.
Si riesce se non si esce
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