Quando il furore ideologico avrà spento i suoi ultimi bagliori in Parlamento e nelle piazze, e si guarderà al testo sulle unioni civili appena approvato dal Senato senza i paraocchi delle opposte barricate, forse si potrà constatare che ieri l’Italia ha fatto un piccolo e ragionevole passo in avanti, non all’indietro come il gambero. Se la Camera, dove ora andrà il testo, confermerà, per la prima volta le coppie avranno una serie di diritti finora sconosciuti. E li avranno in quanto persone che si vogliono bene e convivono stabilmente, a prescindere dal sesso.
Non un vero e proprio matrimonio, prerogativa costituzionale che resta riservata fra uomo e donna, ma una novità che gli va abbastanza vicino. E che molto somiglia alle legislazioni in Europa e nel mondo che da tempo hanno affrontato il problema senza farne un dramma né un totem: seguendo, semplicemente, l’andamento della vita vissuta dalla gente, ascoltando le voci della modernità che non sovrastano mai, ma si aggiungono sempre a quelle della tradizione. È il concerto del buonsenso, che cerca di dare nuova musica, cioè diritti, a chi non li ha, senza tuttavia stonare, ossia senza toglierli a chi li ha già. Neppure le questioni escluse sono così importanti come vogliono farle sembrare gli incendiari dei due fronti.
Il tema dell’adozione del proprio figlio da parte del partner, tema stralciato dal provvedimento, in realtà potrà essere affrontato caso per caso dalla magistratura, come del resto già avviene nel laborioso silenzio dei più. E forse il giudice potrà capire perfino meglio del legislatore in che modo dare giustizia al dilemma umano che si troverà a esaminare. Perché la polemica esplosa sull’adozione dei figli da parte di coppie omosessuali ha travolto la realtà dei fatti, che è costituita da persone con nome e cognome, dalla loro vita, dal dovere prioritario d’assicurare amore e felicità ai bambini.
Cose molto serie, che vanno al di là dei “canguri” inventati dalle procedure parlamentari, dai reciproci insulti, dai sospetti di nuove maggioranze all’orizzonte. Grottesco è poi lo scontro sull’”obbligo di fedeltà” eliminato per non equiparare le unioni alla famiglia tra uomo e donna. Se la fedeltà è un valore, non c’è bisogno di una legge per farla rispettare. Se non lo è, nessuna legge riuscirà a farla rispettare. Si può legiferare di tutto e contro tutto, ma non contro il buonsenso.
Commento pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com