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“TUTTO PUO’ SUCCEDERE”, LO SPECCHIO DI NOI

Si è aggiudicata il podio degli ascolti l’ottava puntata di “Tutto può succedere”, la fortunata serie televisiva di Rai1 che, dal 27 Dicembre, ogni domenica sera ci racconta la storia della grande famiglia Ferraro. Una coppia di genitori, i quattro figli (due maschi e due femmine), i nipoti, sia adolescenti che bambini: il racconto della loro vita, non molto lontano da Roma, con i vari problemi e le varie vicissitudini di ciascuno, costituiscono la trama di “Tutto può succedere”.

Gli episodi di ieri hanno registrato il 16,25% di share, con 3.975.000 telespettatori incollati al piccolo schermo, battendo anche la fiction di Mediaset con Panariello “Tutti insieme all’improvviso”.

13 serate, 26 episodi di 50 minuti l’uno, la sapiente regia di Lucio Pellegrini, un cast eccellente, fra cui Pietro Sermonti (Alessandro Ferraro), Maya Sansa (Sara Ferraro), Ana Caterina Morariu (Giulia Ferrarro), Alessandro Tiberi (Carlo Ferraro), e con la partecipazione straordinaria di Licia Maglietta e Giorgio Colangeli nel ruolo di Emma ed Ettore Ferraro, i capostipiti dei Ferraro.

Tutto può succedere è il primo remake di una serie tv americana per Rai1: è l’adattamento italiano della serie “Parenthood”, creata da Jason Katims e andata in onda con grande successo sulla Nbc per circa cinque anni, a sua volta ispirata dal film “Parenti, amici e tanti guai” di Ron Howard.

Ma perché tanta popolarità? Perché una trama sostanzialmente banale (il solito tram tram) riesce ad attrarre così tanti telespettatori? Gli attori sono in gamba, ma c’è qualcosa di più. La verità è che ognuno di noi si immedesima e si rispecchia in qualche personaggio o situazione del film. Perché narrando la saga di una famiglia numerosa, si possono ritrovare problematiche e sentimenti affini ai nostri. Come era accaduto per la serie televisiva “Un Medico in famiglia”, con Nonno Libero-Lino Banfi divenuto una sorta di guru del nuovo millennio. E poi è estremamente consolatorio vedere che “tutto può succedere” a tutti e non solo a noi, secondo il noto proverbio “mal comune, mezzo gaudio”.

Le note della bellissima sigla, scritta e cantata dai Negramaro, ci lasciano nella certezza dell’incertezza del futuro e nella serena accettazione di tutto questo.


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