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Vi racconto il viaggio di Papa Francesco in Messico

Papa Francesco ieri ha deciso di andare nella periferia delle periferie. Una tappa del suo viaggio in Messico l’ha dedicata infatti al Chiapas, zona dove i cattolici sono poco più del 50% e dove gli indios vivono una condizione di povertà ed emarginazione. Infatti, in Messico vi sono più di 4 milioni di persone che parlano solo lingue precolombiane e che quindi sono a rischio esclusione.

TUTTI I CAPPELLI DA “MARIACHI” DI PAPA FRANCESCO IN MESSICO

Massima attenzione per gli indios

Francesco ha fortemente voluto questa tappa della visita in Chiapas, fatto sta che il vescovo che si è espresso con più entusiasmo sul viaggio in Messico è il presule di San Cristobal de Las Casas Felipe Arizmendi. E forse il gesto più significativo in questa terra è stato quando ha pregato per lunghi istanti in silenzio sulla tomba di monsignor Samuel Ruiz, il vescovo del Chiapas che fu osteggiato dalla Curia Romana per la sua difesa delle popolazioni indigene. Il presule – scomparso nel 2011 – è sepolto nella cappella laterale a destra della Cattedrale di San Cristobal De Las Casas, visitata appunto da Bergoglio.

TUTTE LE FOTO DEL PELLEGRINAGGIO DEL PAPA IN MESSICO

Popolazioni emarginate

La messa con le etnie a San Cristobal de Las Casas è stata ricca di colori e di scenografie, ma con un tono di fondo di melanconia, forse frutto di secoli di umiliazione. Anche lo stesso Francesco infatti ha riconosciuto che “molte volte, in modo sistematico e strutturale, i vostri popoli sono stati incompresi ed esclusi dalla società”, e a loro il Papa ha detto: “Quanto farebbe bene a tutti noi fare un esame di coscienza e imparare a dire: perdono”. La massima riconoscenza ufficiale è arrivata quando il Papa ha consegnato i decreti per celebrare le messe nelle lingue locali.

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Nel regno dei cartelli della droga il Papa dirà no alla morte

Oggi è la volta di Morelia, capitale di uno dei maggiori cartelli della droga. Francesco probabilmente riprenderà alcuni dei temi pronunciati durante il primo giorno di viaggio, sabato scorso. Dunque, no ai mercanti di morte, no a chi schiavizza le persone, no alla violenza. Ma a Morelia ci sarà anche l’incontro con i sacerdoti. Da loro il Papa si aspetta molto, soprattutto in quella logica di una Chiesa in uscita che deve saper leggere nei mali dell’uomo moderno, una Chiesa che sappia osare, che non scenda a compromessi col potere, che rifugga le vanità, e che sostenga le istanze di chi si vuole fare portavoce di valori autentici. Finora invece la Chiesa in Messico è stata molto timida su questi temi, e Francesco lo ha fatto capire quando ha parlato si vescovi sabato scorso.

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I giovani sono la speranza

Il Papa comunque ha una speranza: i giovani. Infatti, oltre la metà di questo sconfinato Paese è fatto da ragazzi, e Francesco spera che proprio da loro parta la riscossa morale. Non facile, visto che sì la disoccupazione è bassa (meno del 5%) ma la maggior parte di questi è sottopagati. Una parte della giornata odierna sarà dedicata a loro, e a loro il pontefice chiederà di impegnarsi. La Chiesa, farà capire, è al loro fianco.


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