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Vi spiego come e perché Renzi si sta isolando in Europa

Signor Presidente, sono molto dispiaciuto che il Presidente del Consiglio abbia ravvisato venature ostili nell’intervento del Presidente del Consiglio emerito Mario Monti. Esso, a mio avviso, si è palesato piuttosto come un sobrio richiamo ad alcuni assetti fondamentali per la credibilità del nostro Paese in Europa e non solo, anche per l’orizzonte stesso che l’Europa è chiamata ad avere per poter pensare di superare il guado delle difficoltà che vive. Sono dispiaciuto per una ragione semplicissima: perché oggi, per l’appunto, è l’atteggiamento sconsiderato del nostro Governo e del Presidente del Consiglio che produce isolamento per l’Italia e che produce condizioni che ogni giorno appaiono più difficili perché la presenza del nostro Paese sia vissuta come un elemento positivo dello scenario internazionale.

In buona sostanza, cari amici del Gruppo Partito Democratico (ma lo avete già capito anche voi perché l’atteggiamento e lo sconforto di molti di voi lo testimonia), la narrazione del presidente Renzi è arrivata al capolinea ed oggi Renzi non ha più nulla da dire perché non è più considerato rappresentante di un Paese in pericolo, ma il pericolo per il Paese che rappresenta. Ed è tanto vero questo che – mi dispiace per l’assenza in questo momento del Ministro dell’interno – gli esponenti del suo partito dovrebbero ricordare al Presidente del Consiglio che non più tardi di quindici giorni fa, celebrandosi l’assemblea politica del Partito Popolare Europeo di cui Nuovo Centrodestra fa parte, nel momento in cui gli esponenti del Nuovo Centrodestra hanno provato a difendere l’operato del Governo Renzi il presidente di quella famiglia politica, il francese Joseph Daul, li ha interrotti dicendo: ma come fate a difenderlo se non lo difendono più neanche i socialisti? Lo ha fatto pubblicamente, non lo ha fatto nel chiuso di un conciliabolo e non c’è un sololeader socialista che da quel giorno sia sceso in campo per difendere l’operato di Matteo Renzi. Non c’è un solo leader internazionale che possa permettersi il lusso di dire qualcosa che possa contrastare l’evidenza e cioè che il Presidente del Consiglio italiano parla a vanvera, come ha fatto oggi quando ha detto bischerate sui ruoli di Albania, Turchia e di altri Paesi, come la Bosnia-Erzegovina, perché parla senza mai prepararsi per essere in condizione di entrare nel merito del ruolo di una potenza internazionale come l’Italia.

Allora, amici miei, il nostro problema in questo momento, di fronte al Consiglio europeo che si apre, è molto semplice. Qualcuno deve spiegare al Presidente del Consiglio (forse lo potrà fare la ministra Giannini) che nel momento in cui si annuncia di aver fatto la riforma della scuola bisogna anche sapere che in questi giorni ci sono centinaia di scuole che dicono che le Province gli scrivono annunciando che non ci sarà più la manutenzione delle scuole, che non ci sarà più il contributo che in origine davano per la risoluzione dei problemi. Ciò vuol dire che la riforma della scuola non la si è fatta e annunciare riforme false nel contesto europeo equivale ad essere mendaci, vale a dire aver minato fondamentalmente la credibilità di un’istituzione come il nostro Paese nel contesto europeo.

Ma come si fa a dire «ho fatto la riforma costituzionale» sapendo di dover svolgere un referendum ad ottobre su cui si è, peraltro, impegnato politicamente anche ad andare a casa? Che riforma è una riforma che non c’è? Che riforma è una riforma come quella del jobs act che ha tutte le premesse per essere una buona operazione e che, vivaddio, ha bisogno di avere il conforto di aspettare che al terzo anno ci sia il riscontro non che aumentino i contratti, ma che aumentino gli ordinativi per cui le imprese possano pensare di continuare a tenere assunti quelli che con il jobs act sono stati trasformati da lavoratori precari in lavoratori stabili? Che riforme sono? Il problema essenziale è questo.

Del resto, il livello di preparazione che il Presidente del Consiglio mette sulla partita europea lo si è capito bene quando ha citato la Brexit. Voi, cari amici del Partito Democratico, avete capito quale sarà la posizione italiana domani al Consiglio, quando dovrà discutere di Brexit? Cosa proporrà l’Italia? Su cosa l’Italia si impegna? Cosa l’Italia reputa magari essere un problema per sé di quello che può essere concesso al Regno Unito? Cosa l’Italia invece vuole spendere perché si sia effettivamente protagonisti di questa nuova stagione?

La verità è che non è con l’approssimazione e non è con la narrazione di cose che non stanno né in cielo né in terra che si riesce ad avere un ruolo su quello che può essere il destino buono del nostro Paese.

Allora io vorrei chiedere agli amici del Partito Democratico, nella consapevolezza che ormai hanno maturato che l’esperienza del Governo Renzi è arrivata al termine, di dargli un consiglio buono: di non vedere venature ostili nell’intervento del professor Monti, ma di farne invece tesoro per ravvedersi, seppur in limine mortis.



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