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Vi spiego la nuova strategia della Nato. Parla l’ambasciatore Lute

Di Stefano Pioppi

In un contesto internazionale che appare sempre più complesso, l’Alleanza atlantica prova a ridefinire la sua azione per fronteggiare in maniera efficace le minacce alla sicurezza e alla stabilità dei propri confini periferici. Douglas Lute, rappresentante permanente degli Stati Uniti presso la Nato, anticipa i punti al centro della conferenza dei ministri della difesa dell’Alleanza che si terrà domani e dopodomani a Bruxelles.

La ministeriale rappresenta uno degli incontri preparatori più importanti verso il summit di Varsavia previsto per il prossimo luglio. Uno dei temi centrali della conferenza dei ministri sarà “la strategia di deterrenza da adottare di fronte alle più rilevanti sfide contemporanee: la crisi siriana e le frizioni con la Russia in Europa orientale”, ha affermato l’ambasciatore Lute, evidenziando l’esigenza di adottare una nuova strategia di deterrenza, adattata a un framework complesso e composito. Lo sviluppo della deterrenza del XXI secolo dovrebbe avvenire lungo uno spettro di capacità ampio e partecipato, che comprenda “le capacità nazionali dei singoli Stati membri, le capacità convenzionali del sistema di difesa collettiva della Nato e le capacità nucleari strategiche dell’Alleanza”, ha proseguito Lute. Solo attraverso l’assunzione di responsabilità da parte di tutti i membri dell’Alleanza essa potrà essere in grado di sviluppare una deterrenza efficace e risolutiva.

Tra gli aspetti più concreti legati alla strategia di deterrenza, “due saranno – ha affermato Lute – al centro della discussione tra i ministri della difesa: le capacità di difesa dai missili balistici (Ballistic missile defence – Bmd), e il sistema Ags (Alliance ground surveillance)”. Secondo il rappresentante statunitense, questi aspetti dovranno essere definiti concretamente già prima di luglio così da preparare meglio il campo al summit di Varsavia.

Al centro del dibattito della conferenza dei prossimi giorni ci saranno però anche le modalità attraverso cui accelerare il sistema decisionale all’interno della Nato, così come le strategie da adottare per aumentare la sicurezza e la stabilità dei confini periferici dell’alleanza. Proprio questi punti sono stati recentemente sottolineati dal segretario generale Jens Stoltenberg, il quale ha posto l’accento sull’impegno contro lo Stato Islamico. Il segretario, infatti, ha affermato che “la Nato darà pieno sostegno alla coalizione anti-Isil e a tutti gli sforzi profusi per porre fine alla sofferenza, raggiungere un cessate il fuoco e avviare una transizione politica in Siria”.

Per questo rinnovato impegno, occorre però uno sforzo economico maggiore, secondo Lute. L’ambasciatore ha per questo ricordato che gli Stati Uniti hanno aumentato – e aumenteranno ancora – la spesa dedicata alla difesa. Recentemente, infatti, il Segretario alla Difesa Ashton Carter ha affermato che nel presentare il piano di finanziamenti per il prossimo anno, saranno richiesti 582,7 miliardi di dollari, di cui 7 miliardi e mezzo da destinare alla guerra contro lo Stato Islamico – circa il 50% in più rispetto al 2016 -, e  3,4 miliardi per l’European reassurance initative (Eri) – impegno in Europa quadruplicato rispetto al 2015 e comprendente tra l’altro missioni di addestramento nei Paesi dell’est. Tale rinnovato impegno in Europa orientale rappresenterebbe per Lute un’assunzione di responsabilità da parte degli Stati Uniti, sempre nel pieno rispetto dell’atto fondativo delle relazioni Nato-Russia.

Tra le priorità dell’azione della Nato, proprio i rapporti con la Russia tendono ad assorbire il dibattito sul futuro prossimo dell’Alleanza. Riferendosi all’impegno russo in Siria, Lute ha giudicato l’atteggiamento della Russia come “poco costruttivo”, finalizzato esclusivamente al mantenimento del regime di Assad e dell’influenza russa nell’area. Relativamente a questo tema l’ambasciatore ha affermato che “la Russia non fa che complicare la situazione medio-orientale da almeno tre punti di vista: quello relativo alla sicurezza, andando a colpire non lo Stato Islamico ma i gruppi considerati avversi al regime di Damasco; umanitario, incrementando il flusso di profughi siriani verso i Paesi circostanti e verso l’Europa; e politico, rendendo più difficile l’azione diplomatica”. Solo due settimane fa, un cacciabombardiere russo violava nuovamente lo spazio aereo turco. Per Lute, ciò non stato è che l’ultimo incidente di questo tipo, per cui “la Nato continua a mantenere lo stesso punto di vista di Ankara, condannando la violazione dello spazio aereo turco da parte della Russia”, ha tuonato il rappresentante statunitense.

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