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Viaggio nelle bad bank di Spagna, Irlanda e Germania

A quanto ammontano i crediti dubbi nelle banche italiane? Ben 350 miliardi, di cui il 55% non performing loans (Npl). Una somma che ha continuato a crescere ininterrottamente a partire dal 2008.

IL REPORT

“I crediti in sofferenza – scriveva a fine 2015 l’analista di Mediobanca Antonio Guglielmi – sono cresciuti ad un ritmo del 25% annuo dal 2008, raggiungendo il 16% del totale dei crediti di oggi contro il 5% nel 2007. I segnali di ripresa immobiliare e il recente decreto sulla sofferenze hanno tagliato il differenziale del 25% denaro-lettera sulle sofferenze, da cui deriva la recente ripresa delle vendite di Npl da parte delle banche italiane”.

LA DOMANDA DOPO LA GACS

Con la Gacs, la soluzione soft approvata da Bruxelles, la situazione potrà migliorare? Verosimilmente solo di poco, in quanto si tratta di una soluzione di mercato che si sarebbe potuta attuare anche senza l’intervento dello Stato che accontenta l’Europa ma che richiederà alle banche altri aumenti di capitale nel tempo.

LA LEZIONE SPAGNOLA
La Gacs arriva buona ultima e non è certo la Asset management company (Amc), la società veicolo in cui far confluire le sofferenze bancarie di cui si è discusso a lungo e che avrebbe rappresentato, questa sì, una rivoluzione. In Europa e ci sono almeno due esperienze a cui ci si sarebbe potuti ispirare. La più rilevante esempio è la spagnola Sareb, costituita nel 2012 con i 41 miliardi di euro stanziati dal Fondo europeo salva stati per il riassetto delle banche. La Sareb, per il 52% di proprietà delle stesse banche e per il 48% dello Stato attraverso il Fondo di ristrutturazione ordinaria delle banche (Frob) ha l’obiettivo di rilevare le sofferenze in pancia agli istituti di credito iberici e di gestirle per un periodo massimo di 15 anni. Asset in gestione per 50,7 miliardi e un bilancio 2014 che si attende in positivo per un miliardo di euro. La cessione delle sofferenze alla Sareb avviene a un prezzo stimato dalla Banca d’Italia applica uno sconto diverso a seconda della tipologia del credito deteriorato, infine Sareb emette titoli di debito che rispettano i requisiti Bce con garanzia pubblica e che vengono sottoscritti dalle banche che hanno trasferito i crediti in sofferenza.

… E QUELLA IRLANDESE
E poi c’è il programma Nama: la National asset management agency irlandese che, fondata nel 2009, ha proceduto alla nazionalizzazione delle banche locali.
La società è per il 49% pubblica e per il resto in mano a privati e non opera solo come bad bank ma anche come banca emittente finanziamenti al settore immobiliare. Dalla sua costituzione ha realizzato liquidità per 23,7 miliardi di euro, realizzato dismissioni per 18,7 miliardi ed ha già rimborsato 16,6 miliardi di bond, pari al 55% del totale emesso.
Nama ha perso 1,2 miliardi di euro nell’ultimo anno, ma ha registrato tra i 200 e 450 milioni di profitti all’anno nel periodo 2011-2014. Al contrario, Sareb ha riportato perdite cumulate pari a 850 milioni nel biennio 2013-2014; senza considerare che “i 500 milioni di coperture extra chieste dalla Banca di Spagna a novembre – scrive Guglielmi – compensano i 400 milioni di beneficio che sarebbero dovuto discendere da un minor costo del funding nel 2015, posticipando quindi il pareggio di bilancio di almeno un altro anno, nonché innescando la probabile necessità di un recupero tramite la conversione di 3,6 miliardi di debito subordinato”.

NAMA MEGLIO DI SAREB
Il Nama è stato un progetto di maggiore successo rispetto alla Sareb: il primo programma infatti ha portato “il recupero dell’immobiliare irlandese; è stato caratterizzato da un portafoglio geograficamente diversificato; è dotato di garanzie di maggiore qualità; ha valori di trasferimento più bassi con conseguenti necessità di coperture inferiori; i costi di finanziamento sono più economici così come i costi amministrativi”.

LE ALTRE BAD BANK

Altri esempi meno brillanti e meno noti sono quello della Slovenia, dove opera una Bank Asset Management Company, a proprietà interamente pubblica e creata nel 2012 con 7 miliardi euro erogati dall’une per il salvataggio delle banche: la scorsa primavera la banca non aveva venduta neppure un asset e i conti 2013 si sono chiusi in perdita per 80 milioni di euro.

Infine c’è la Germania: dove operano Erste Abwicklungsanstalt (EAA) e FMS Wertmanagement (FMS-WM), due banche pubbliche che gestiscono asset per 350 miliardi di euro e che, in caso di perdite, possono rifarsi totalmente allo Stato e ai Laender.

Una situazione unica in Europa. Ma la Germania, si sa, detta le regole.


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