L’incombere, nel volgere di pochi giorni, del meeting ECB sta facendo venire qualche dubbio ai mercati sulla capacità di Draghi e C. di accontentare aspettative che si trovano nuovamente su livelli elevati. La delusione di dicembre, con quello che ne è seguito, è ancora fresca nella mente degli investitori. E infuria il dibattito sull’effetto, sul settore bancario, di tassi depo ancora più negativi e acquisti ancora più aggressivi, con diverse voci che parlano di danni crescenti per la profittabilità del business bancario.
Personalmente, resto convinto che l’impatto sul settore bancario europeo della politica monetaria ECB dipenda in massima parte non dall’utilizzo di questa o quella misura, ma dalla capacità del pacchetto di produrre un recupero delle attese di crescita e soprattutto (eventualmente con la collaborazione di un rimbalzo delle commodities) di quelle di inflazione.
In altre parole, un tasso di deposito negativo nel breve non aiuta certo una banca, ma se, inserito in un pacchetto di misure sufficientemente aggressivo, ottiene il risultato di far salire i tassi a lunga, e far scendere i tassi reali, allora le banche se ne gioveranno molto di più di quanto soffrano la “tassa sulle riserve”, perché potranno prendere a prestito a vista a tassi bassi e prestare a medio termine a tassi più elevati. Non a caso in Usa e in Europa il recupero dei rispettivi settori bancari è iniziato in parallelo con il recupero (in europa forse sarebbe più onesto parlare di stabilizzazione) delle attese di inflazione.
Dopo l’esperienza di dicembre, ritengo che l’ECB farà di tutto per non deludere i mercati. Quindi mi attendo:
– un nuovo taglio di 10 bps al depo rate, con però introduzione di un sistema che protegga le banche da eccessive penalizzazioni.
– un aumento degli acquisti di assets di almeno 20 miliardi-mese, con modifica delle regole per evitare di restare a corto di titoli (accorciamento della scadenza minima acquistabile e modifica di altre regole).
– attribuisco una probabilità rilevante (60%) a nuovi schemi di finanziamento alle banche, del tipo LTRO, ma a lunga scadenza, e una ridotta (25%) ad acquisto di corporate e/o bonds bancari.