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Cosa si discute nell’Assemblea del Popolo in Cina

Sono in corso a Pechino le due sessioni annuali dell’Assemblea del Popolo (Npc) e della Conferenza Politica Consultiva (Cppcc).

L’Assemblea del Popolo (circa 2900 membri) è il più alto organo legislativo Cinese, mentre la Conferenza Politica Consultiva (circa 2200 membri) è una Istituzione che esprime pareri e fa proposte che vengono poi valutate ed elaborate dai diversi ministeri. Nella Cppcc circa il 60% dei membri non appartiene al Partito Comunista Cinese, Ci sono attori, sportivi, artisti, scienziati, professionisti: uno spaccato di quella che noi chiamiamo società civile.

Le due sessioni annuali hanno un grande rilievo in Cina e godono di una copertura mediatica estesissima.

Praticamente tutti i temi principali della politica cinese passano da lì, non solo quelli che riguardano la politica nazionale, ma anche quelli relativi le province ed in generale le relazioni tra centro e periferia.

Tutta la leadership nazionale, i sindaci delle grandi città, i governatori delle province, i ministri, i leader del Partito, via via fino al capo del governo, Li Keqiang, ed al presidente della Repubblica e segretario del Partito, Xi Jinping, partecipa attivamente alle riunioni e ai gruppi di lavoro alle commissioni tematiche.

L’informazione è molto paludata e controllata, tuttavia con un po’ di conoscenza e di attenzione si capiscono cose molto interessanti che riguardano non solo l’immediato futuro ma, a volte, anche tendenze che magari si svilupperanno negli anni successivi.

Il punto fondamentale di quest’anno è l’approvazione del 13° Piano Quinquennale (Shi San Wu ovvero 13-5).

Su Formiche.net si era già parlato di Shi San Wu, la cui bozza era stata approvata nel Plenum del Partito Comunista dello scorso Ottobre. Ora la bozza dopo un processo ulteriore di consultazioni ed una revisione finale del Governo è pronto per l’approvazione definitiva da parte dell’Assemblea del Popolo.

Quest’anno però c’è un elemento di novità in questa discussione.

Dopo l’approvazione della Bozza di Piano, a novembre, al meeting del Central Leading Group for Financial and Economic Affairs, il presidente Xi Jinping ha illustrato l’impegno del Partito “ad incoraggiare i consumi mentre si mette in atto la riforma strutturale dell’offerta (reform on supply side) migliorando la qualità e l’efficienza del sistema dell’offerta (supply system)”.

Il solo nominare “supply side” e “supply system” ha scatenato i commentatori occidentali:

The President of China sounds like Ronald Reagan” (Business Insider, UK);

China’s President is looking to Ronald Reagan for Inspiration on the Economy” (IJ Review, USA);

China’s Xi turns to Reagan and Thatcher for economic inspiration” (Financial Times, UK);

Xi Jinping, Supply-Sider?” (The Wall Street Journal, USA)

Xi Jinping Remedy Has Echoes of Reaganomics” (New York Times, USA).

La supply side economy è quella della riforma reaganiana, ed allora tutti i commentatori (ma non gli italiani) hanno cercato il significato da dare a quella frase. C’è chi nota che un vice ministro dell’Economia in convegno di partito aveva parlato del “ruolo decisivo delle forze di mercato…” o che il premier Li, nel lanciare la detassazione degli utili per le piccole e medie imprese, aveva parlato della necessità di eliminare le distorsioni del mercato prodotte da una tassazione eccessiva, la vera e propria guerra alle mastodontiche imprese di Stato condotta dal presidente Xi.

Nelle due sessioni del Npc e del Cppcc, la supply side reform è continuamente citata, come una volta venivano citate le frasi di Mao, ma la chiave per capire qualcosa di più della nuova linea economica cinese bisogna cercarla nel tipo di cambiamenti che il dibattito nelle due sessioni sta delineando.

Gli analisti americani ed inglesi non si stanno pronunciando in attesa di capire quali saranno gli sviluppi concreti del reaganismo alla cinese.

Gli italiani sono assenti, mancano riflessioni serie sul futuro della Cina che, peraltro peserà moltissimo sull’Europa.

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